Il filosofo di campagna, Treviso, Pianta, 1765

 SCENA XII
 
 Campagna.
 
 NARDO, suonando il chittarino e cantando, e poi RINALDO
 
 NARDO
 
    Amor, se vuoi così,
 quel che tu vuoi farò,
 io mi accompagnerò
790in pace e sanità.
 Ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare, signor no;
 soffrir, gridare, oibò,
 
795   voglio cantare;
 voglio suonare;
 voglio godere
 fin che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom, siete voi
800quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi; è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
805Sì signore, l’ho avuta;
 la ragazza ho veduta;
 mi piace il viso bello
 e le ho dato stamane anco l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
810reccherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so...
 RINALDO
                             Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagatelle, signor! E su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagator son io.
 NARDO
815Buono. Si può sapere
 almen per cortesia
 perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
820Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliuola.
 NARDO
 Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari...
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per pontiglio sposare il lor malanno.
825Ve la cedo, signor, per parte mia.
 Che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
 Ragionevole siete; a don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com’è;
 e se contrasta, avrà da far con me. (Parte)