Il filosofo di campagna, Münster, Kördinck, 1764

 SCENA II
 
 LA LENA di casa e detti
 
 LA LENA
 Questa, se non m’inganno,
 di donna Alcea è la figliuola.
 EUGENIA
                                                      Dite,
1140pastorella gentile, è albergo vostro
 questo di dove uscite?
 LA LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Altri vi son?
 LA LENA
                          Per ora
 altro no v’è che io
 ed un uomo da bene qual è mio zio.
 EUGENIA
1145Siete voi maritata?
 LA LENA
 Sono fanciulla ancora
 ma d’esserla son stanca.
 RINALDO
 Sia malizia o innocenza ell’è assai franca.
 EUGENIA
 D’una grazia vorrei se non sdegnate.
 LENA
1150Dite pur, comandate.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
 Perché sola? Son io
1155pastorella gentil il di lei sposo.
 LENA
 Da vero? Compatite,
 ho ancor qualche sospetto;
 perché non la menate al vostro tetto?
 RINALDO
 Vi dirò.
 EUGENIA
                  Non ancora
1160son contratti i sponsali.
 Correr una buggia lasciar non voglio.
 LENA
 Me n’avvidi che v’era qualche imbroglio.
 EUGENIA
 Deh per pietà vi prego...
 Amabil pastorella
1165voi non sapete al core
 quanto altero comandi il dio d’amore.
 LENA
 Mi fa pietà. Sentite.
 V’offro l’albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto
1170in mia presenza e d’altro testimonio
 si facci e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
 Sì sì ve lo prometto,
 andiam nel vostro tetto se vi aggrada.
 LENA
 Precedetemi voi, quest’è la strada.
 EUGENIA
1175Andiam Rinaldo amato.
 L’innocente desio seconda il fato. (Entra in casa di Nardo)