Il filosofo di campagna, Münster, Kördinck, 1764

 SCENA VI
 
 RINALDO, poi DONNA ALCEA ed EUGENIA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
660di sua man, del suo cor certo son io.
 Eccola che ritorna,
 la genitrice è allato;
 della gioia vicino è il dì beato.
 DONNA ALCEA
 Eccola qui; vedete se son io
665donna d’onore.
 RINALDO
                               Ognor tal vi credei,
 benché foste nemica ai desiri miei.
 DONNA ALCEA
 Eugenia, quel signore
 ti vorrebbe in isposa; e tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
670la più lieta sarò, madre amorosa,
 se a Rinaldo, che adoro, sarò sposa.
 DONNA ALCEA
 Brava, figliuola mia,
 il rossor questa volta è andato via.
 RINALDO
 L’udiste? Ah non tardate (A donna Alcea)
675entrambi a consolare.
 DONNA ALCEA
                                          Eppur pavento...
 RINALDO
 Ogni timor è vano.
 In faccia al genitrice mi dia la mano...
 DONNA ALCEA
 La mano? In verità
 s’ha da far; s’ha da far... se si potrà.
680Dammi la destra tua. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
                                           Eccola. (Donna Alcea le prende la mano)
 DONNA ALCEA
                                                          A voi. (Chiede la mano a Rinaldo)
 Prendetela... bel bello,
 che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò;
685e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
 Come!
 DONNA ALCEA
                Non così?
 EUGENIA
                                    Sposa non sono.
 DONNA ALCEA
 Ma se l’anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno,
 non si può, figlia mia, scioglier l’impegno.
690Voi che dite, signor? (A Rinaldo)
 RINALDO
                                         Dico che tutti
 perfidi m’ingannate,
 che di me vi burlate, e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 DONNA ALCEA
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso);
695udite; ah svelar deggio
 l’arcano onde ingannato...