Il filosofo di campagna, Münster, Kördinck, 1764

 SCENA V
 
 DONNA ALCEA e RINALDO
 
 DONNA ALCEA
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
625per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DONNA ALCEA
 Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
630mi credete voi degno?
 DONNA ALCEA
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DONNA ALCEA
                                     Obbligatissima.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 DONNA ALCEA
                                      Per verità
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DONNA ALCEA
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DONNA ALCEA
                                                La figliuola...
 RINALDO
635D’Eugenia non pavento.
 DONNA ALCEA
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DONNA ALCEA
 Chiamerò la figliuola.
 S’ella non fosse in caso,
640del mio buon cor sarete persuaso.
 RINALDO
 Sì, chiamatela pur, contento io sono;
 se da lei son escluso, io vi perdono...
 DONNA ALCEA
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima;
 s’ella non puole, amici come prima.
 
645   Io son di tutti amica,
 son vostra serva ancor.
 Donna ch’è di buon cor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
650verrà ma dubito;
 sconvolta trovasi
 da un non so che;
 
    farò il possibile
 per vostro merito.
655Che per i titoli,
 per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è.