Il filosofo di campagna, Valletta, Capaci, 1763 (Il filosofo in villa)

 SCENA VI
 
 LENA, CAPOCCHIA e detto
 
 LENA
 Venite a stipulare
1290delle nozze il contratto.
 CAPOCCHIA
 Eccolo qui, l’avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l’opera terminate,
 l’ordine seguitate
1295dei due sponsali in un contratto espressi,
 colle stesse notizie e i nomi stessi.
 CAPOCCHIA
 Sì signor, si farà
 ma poi chi pagherà?
 NARDO
                                        Bella domanda!
 Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LENA
1300Sentite, se si fa
 la scrittura in casa mia,
 voglio la sensaria.
 CAPOCCHIA
                                   Come?
 LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò,
 come spero di farlo prestamente,
1305la scrittura m’avete a far per niente.
 CAPOCCHIA
 Vostra nipote è avara, come voi.
 NARDO
 Credetemi, lo fa senza malizia.
 Delle donne è un costume l’avarizia.
 CAPOCCHIA
 Son lente nello spendere,
1310egli è vero, ma son leste nel prendere.
 
    Voi che filosofo
 chiamato siete,
 dirmi saprete
 come si dia
1315di simpatia
 forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l’acciaro,
 tira l’avaro
1320l’oro ancor più. (Entra)
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
 talor filosofando a discrezione
1325trovo di molte cose la ragione;
 e vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno la fonte lor nel nostro core.