Il filosofo di campagna, Valletta, Capaci, 1763 (Il filosofo in villa)

 SCENA IV
 
 RINALDO, CAPOCCHIA e detto
 
 RINALDO
 Compatite, signor...
 DON TRITEMIO
                                       La riverisco.
 RINALDO
615Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo, temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
620di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIA
                                      Ecco, signore,
 l’istromento rogato
 d’un ricco marchesato.
625Ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh cappari! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
630Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo di par con il danaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIA
 Questi sono istromenti
635delle compre, di censi e di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
640quattro valloni,
 anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea
645emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali;
650sic etcaetera;
 cum etcaetera. (Via)
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro nell’etcaetera.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
655mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità,
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
660Donna Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola,
 s’ella non fosse in caso,
665del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cuor certo son io.
 Eccola che ritorna
 col genitore a lato;
670della gioia vicina è il dì beato.