Il filosofo di campagna, Valletta, Capaci, 1763 (Il filosofo in villa)

 SCENA II
 
 LESBINA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Povera padroncina!
 Affé la compatisco;
 quest’anch’io la capisco;
65insegna la prudenza,
 se non s’ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
 Che si fa, signorina?
 LESBINA
 Un po’ d’insalatina
 raccogliere volea per desinare.
 DON TRITEMIO
70Poco fa t’ho sentito cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, colla padrona
 mi divertivo un poco.
 DON TRITEMIO
                                          E mi figuro
 che cantate s’avranno
 canzonette d’amor.
 LESBINA
                                      Eh non signore.
75Di questo e di quel fiore,
 di questo e di quel frutto
 si cantavan le lodi.
 DON TRITEMIO
                                     Il crederò?
 LESBINA
 Ne volete sentir?
 DON TRITEMIO
                                  Ne sentirò.
 LESBINA
 Qualche strofetta canterò a proposito.
 DON TRITEMIO
80Ah ragazze, farei uno sproposito.
 LESBINA
 Sentite, padron bello,
 la canzonetta sopra il ravanello.
 
    Quando son giovine,
 son fresco e bello,
85son tenerello,
 di buon sapor.
 
    Ma quando invecchio,
 gettato sono,
 non son più buono
90per pizzicor.
 
 DON TRITEMIO
 Scaccia questa canzon dalla memoria.
 LESBINA
 Una ne vuo’ cantar su la cicoria.
 
    Son fresca, son bella
 cicoria novella;
95mangiatemi presto,
 coglietemi su.
 
    Se resto nel prato,
 radicchio invecchiato,
 nessuno si degna
100raccogliermi più.
 
 DON TRITEMIO
 Senti, ragazza mia,
 questa canzone ha un poco d’allegria.
 Tu sei, Lesbina bella,
 cicorietta novella;
105prima che ad invecchiarti vada il frutto,
 esser colta dovresti in mezzo al prato.
 LESBINA
 Per me v’è tempo ancora.
 Dovreste alla signora
 pensar, caro padrone;
110or ch’è buona stagione,
 or ch’è frutto maturo e saporito,
 non la fate invecchiar senza marito.
 DON TRITEMIO
 A lei ho già pensato;
 sposo le ho destinato e avrallo presto.
 LESBINA
115Posso saper chi sia?
 DON TRITEMIO
                                       Nardo è codesto.
 LESBINA
 Di quella tenerina
 erbetta cittadina
 la bocca d’un villan non mi par degna.
 DON TRITEMIO
 E la prudenza insegna
120ch’ogni erba si contenti
 aver qualche governo,
 pur ch’esposta non resti al crudo verno.
 LESBINA
 Io mi contenterei,
 pria di vederla così mal troncata,
125per la neve lasciar la mia insalata.
 DON TRITEMIO
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh! Oh! Sentite
 un’altra canzonetta ch’ho imparata
 sul proposito mio dell’insalata.
 
130   Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor.
 
    Voglio un bello pastorello,
 che vuo’ star nel prato ancor.
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
135m’ha detto che con lei non farò niente.
 E pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
140Per or d’Eugenia mia
 liberarmi mi preme;
 un buon partito Nardo
 per lei sarà riccone;
 è un villano, egli è ver, ma sapientone.