Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA II
 
 ARIARATE fra guardie e detto
 
 ARIARATE
 Non già, signor, a mendicar in dono
875la tua pietà, la vita ora qui vegno.
 Odiata da te m’è troppo infausta.
 Solo a chieder io vengo
 nel tuo real sembiante
 l’estremo addio dal dolce padre amante.
 ARTASERSE
880Traditor, questo nome
 non ricercar ad Artaserse in fronte.
 Il tuo giudice io sono, il tuo nemico.
 Dimmi, non è cotesta
 l’indegna man che strinse
885contro Dario la spada
 e a difesa d’Oronte?
 ARIARATE
                                        È dessa; armata
 da un amor altre volte
 lusingato da te, da te voluto.
 La dignità sostenni
890d’una illustre regina...
 ARTASERSE
                                           Eh di’ piuttosto
 che una barbara donna i sacri nomi
 cancellò in te col suo crudel consiglio
 di vassallo, di principe, di figlio.
 Tua fronte il ciglio mio più non offenda.
 ARIARATE
895Poiché così ti piace
 parto, o signor, ma non negarmi almeno
 ch’io su tua regia mano
 l’ultimo bacio imprima.
 Queste innocenti lagrime ch’io spargo
900il primo sangue son ch’esce dal core,
 spremuto dall’amor, non dal dolore.
 ARTASERSE
 Ah che il giudice fugge e torna il padre!
 Figlio...