Il filosofo di campagna, Vienna, Ghelen, 1763

 SCENA VI
 
 LENA e NARDO
 
 LENA
 Eccolo qui; la vanga
 è tutto il suo diletto.
 Se foste un poveretto (A Nardo)
230compatir vi vorrei; ma siete ricco,
 avete de’ poderi e de’ contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia
 più tosto che parlar come una sciocca
235faresti meglio a maneggiar la rocca.
 LENA
 Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi;
 voi potreste pensare a maritarmi.
 NARDO
 Sì volentieri. Presto
240comparisca un marito? Eccolo qui!
 Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo. Io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace?
 LENA
                                       Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
245a caso per la strada
 qualche affamato, con perucca e spada.
 Vedi; ride Mingone e ti corbella.
 Povera vanarella
 tu sposaresti un conte o un marchese
250perché in meno d’un mese
 strapazzata la dote e la fanciulla
 la nobiltà ti riducesse a nulla.
 LENA
 Io non voglio un signore né un contadino;
 mi basta un cittadino
255che stia bene.
 NARDO
                            Di che?
 LENA
                                             Ch’abbia un’entrata
 qual a mediocre stato si conviene,
 che sia discreto e che mi voglia bene.
 NARDO
 Lena pretendi assai;
 se lo brami così nol troverai.
260Per lo più i cittadini
 hanno pochi quadrini e troppe voglie;
 e non usano molto amar la moglie.
 Per prattica commune
 nelle cittadi usata,
265è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
 Il signor don Tritemio
 è cittadino, e pure
 così non usa?
 NARDO
                            È vero,
 ma in villa se ne sta,
270perché nella città vede il pericolo
 d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 LENA
 Della figliuola sua
 v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
275perché la dote e il padre suo mi piace,
 con patto che non sia
 gonfia di vento e piena d’albagia.
 LENA
 L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta;
280oggi la vederò.
 LENA
                              Dunque chi sa
 s’ella vi piacerà.
 NARDO
                                Basta non abbia
 visibili magagne;
 sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto signor zio
285ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
    Di questa poverella
 abbiate carità.
 Io son un’orfanella
 che madre più non ha,
290voi siete il babbo mio.
 Vedete caro zio
 ch’io cresco nell’età.
 
    La vostra nipotina
 vorrebbe poverina...
295Sapete... M’intendete...
 Movetevi a pietà. (Parte)