Il filosofo di campagna, Dublino, Reilly, 1762 (Il tutore burlato)

 SCENA IV
 
 Camera.
 
 DON TRITEMIO, poi LISETTA
 
 DON TRITEMIO
 Figlia, figlia, sgraziata
505dove sei? Non ti trovo. Ah se l’indegna
 mi capita alle mani
 la vo’ sbranar, come fa l’orso i cani.
 Lisetta dove sei?
 LISETTA
 Eccomi a voi signor. Che m’imponete?
 DON TRITEMIO
510Va’ presto da un dottore
 e fa’ che qui ne venga prestamente;
 poi trovami altra gente
 che cerchin da per tutto mia figliola.
 E quell’indegna di Lesbina ancora.
 LISETTA
515Che! Forse son fuggite.
 DON TRITEMIO
 Sì, mia Lisetta.
 LISETTA
 Per servirvi più ben, io corro in fretta (Parte)
 DON TRITEMIO
 La notte già s’avanza. Mi tormenta
 la rabbia, la paura e il sonno ancora.
520Che s’ha da far? Pazienza, almen sediamo
 finché viene il dottore
 e la rabbia ed il sonno distogliamo.
 
    Di sotto un arboscello,
 con la sua pastorella
525sedeva il pastorello;
 quello diceva a quella:
 «Oh dio! Come sei bella»;
 quella diceva a quello:
 «Mio car tu sei più bello»;
530no no, la pastorella,
 sì sì, il pastorello
 comincia a litigar. (S’addorme)