Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA X
 
 ARTASERSE, DARIO, ORONTE in disparte; soldati e popolo, poi ASPASIA
 
 ARTASERSE
 Nume de’ Persi, eterna
 fonte di luce, il di cui raggio avviva
 ciò ch’ha di chiaro il ciel, di vago il mondo,
725delle palme, che il tuo propizio nume
 più che il nostro valor mi trasse al piede,
 tutta la gloria al gran delubro io reco.
 Perché da più innocente
 destra cadan le vittime svenate
730a’ piè dell’immortal tuo simulacro,
 una vergine illustre io ti consacro.
 Venga Aspasia.
 ORONTE
                               La sposa
 vuolsi a forza rapirmi?
 Nol soffrirò. (A Timagene piano)
 TIMAGENE
                          Raffrena
735l’impeto del furor. (Piano)
 ORONTE
                                     No; vuo’ un esempio
 lasciar del mio coraggio. Attendi.
 ASPASIA
                                                              Al cenno
 pronta, sire, mi scorgi.
 ARTASERSE
                                            All’ara inanzi
 conducetela voi ministri eletti.
 Nuova lode al gran nume indi s’intuoni,
740onde il tempio giulivo al ciel risuoni.
 CORO
 
    Sommo signor di Delo
 d’ogni poter fecondo,
 luce immortal del cielo,
 foco vital del mondo,
745viva la tua potenza,
 viva la tua beltà.
 
 SEMICORO
 
    Scaldi e fecondi il tutto,
 l’arida terra il frutto
 senza di te non dà.
 
 CORO
 
750   Viva la tua potenza,
 viva la tua beltà. (Mentre si canta il coro, i due re siedono nel luogo loro destinato e Aspasia vien condotta avanti il nume per essere incoronata d’alloro)
 
 ARTASERSE
 Olà le sacre fronde
 cingan le tempia alla donzella eletta;
 alla fiamma dopoi la mano stenda,
755onde al nume così sacra si renda.
 ASPASIA
 Queste fiamme, signor...
 ORONTE
                                                Fermati. (Impedisce che Aspasia s’avanzi)
 ASPASIA
                                                                   Oh numi!
 ORONTE
 Artaserse, non lice
 togliere ad uno sposo
 per donarla agli dei la fida sposa.
760Sacrilego sarebbe
 d’Aspasia il rito ed il tuo cor rubello.
 Vive ancora il suo Oronte ed io son quello.
 ARTASERSE
 Temerario!
 DARIO
                        S’arresti.
 ORONTE
                                           Olà. Siam noi
 nel gran tempio di Febo; ei mi difende;
765mi difendon le leggi
 vostre stesse, o Persiani, a me son note.
 Violarle chi pretende
 la patria, il cielo e la ragione offende.
 ASPASIA
 Stelle! Che sarà mai?