Il filosofo di campagna, Dublino, Reilly, 1762 (Il tutore burlato)

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
75Allegoricamente
 m’ha detto, che con lei non farò niente.
 E pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
80che col tempo con lei tutto farò.
 RINALDO
 (Ecco della mia bella
 il genitor felice,
 sorte non mi tradir). Signor?
 DON TRITEMIO
                                                       Padrone.
 RINALDO
 S’ella mi permettesse
85le direi due parole.
 DON TRITEMIO
 Anche quattro ne ascolto e più se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare,
 son cavaliere e sono i beni miei
90vicino ai suoi.
 DON TRITEMIO
                             Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ella ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò,
 se fossi degno... Troppo ardire è questo
 ma mi sprona l’amore.
 DON TRITEMIO
                                            Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque signor...
 DON TRITEMIO
                                  Dunque signor mio caro
95per venire alle corte io vi dirò...
 RINALDO
 M’accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch’io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion?
 RINALDO
                       Vuo’ saper.
 DON TRITEMIO
                                              Sì volentieri.
 
100   La mia ragion è questa,
 mi par ragione onesta;
 la figlia mi chiedeste
 e la ragion vorreste;
 la mia ragion sta qui,
105non posso dir sì,
 perché vuo’ dir di no.
 
    Se non vi basta ancora
 un’altra ne dirò;
 rispondo: «Signor no.
110Perché la vo’ così».
 E son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui.
 
 RINALDO
 Sciocca ragione, indegna,
 d’anima vil, dell’onestà nemica.
115Ma non vo’ che si dica
 che io soffra un tale insulto,
 che io debba andar villanamente inulto;
 o Eugenia sarà mia,
 o tu, padre inumano,
120ti pentirai del tuo costume insano.
 
    Taci, amor, nel seno mio,
 finché parla il giusto sdegno
 o prendete ambi l’impegno
 i miei torti a vendicar.