Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 ASPASIA e DARIO
 
 DARIO
 Se non toglie la fuga al nostro sdegno
665l’arabo audace, oh quale
 opportuno olocausto
 svenar dovrà la gran ministra a Febo!
 ASPASIA
 Che di barbaro mai, che mai d’atroce
 al mio novello grado
670minacci tu, signor?
 DARIO
                                      L’orribil voto
 d’Artaserse non sai?
 ASPASIA
                                        No.
 DARIO
                                                  Se d’Oronte,
 o vinto o prigioniero,
 tra le nostre catene il piè sia cinto,
 trarlo ei giurò del maggior nume all’ara,
675perché da sagra femina svenato
 del suo furor il sagrificio adempia.
 ASPASIA
 Dunque d’umano sangue
 al pacifico Apollo
 si aspergeranno i laureati altari?
 DARIO
680Ma questo è il men. Tu stessa
 al collo del tuo sposo
 il colpo vibrerai.
 ASPASIA
                                 Prima la destra
 stenderò tra le fiamme.
 DARIO
 Sol che tu voglia, o bella,
685Oronte puoi salvar.
 ASPASIA
                                      Come?
 DARIO
                                                      Pietosa
 se ti mostri al mio amor.
 ASPASIA
                                                Vana richiesta.
 Sai che al nume ora servo.
 DARIO
                                                  Io non pretendo
 affetti ingiuriosi
 al tuo grado, al tuo core; a me sol basta
690la tua pietà. De’ soli
 sguardi, de’ soli vezzi io mi contento
 né cerca altro ristoro il mio tormento.
 ASPASIA
 Per difesa d’Oronte
 ciò che lice si tenti. (A parte)
 DARIO
                                       Ah tu sei meco
695troppo rigida, oh dei! troppo severa.
 ASPASIA
 (Lusingarlo mi giovi); amami e spera.
 DARIO
 
    T’amo, bell’idol mio;
 non mi negar pietà.
 
 ASPASIA
 
    Amami; non son io
700vaga di crudeltà.
 
 DARIO
 
    Donami un guardo almeno.
 
 ASPASIA
 
 Sì ma ti basti un sguardo.
 
 A DUE
 
 Ah che già peno ed ardo,
 non ha più pace il cor.
 
 DARIO
 
705   Tutti gli affetti miei (Da sé)
 tendon d’Aspasia al core.
 
 ASPASIA
 
 Dario, tu quel non sei (Da sé)
 per cui m’accende amore.
 
 A DUE
 
 Secondi il ciel clemente
710il mio cocente ardor.