Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XV
 
 ARTASERSE e DARIO
 
 ARTASERSE
 Dario, sei re. Con questa
430imagine sublime in fronte impressa
 io ti riguardo, quindi
 malgrado a ciò che in me parlan gli affetti,
 Ariarate incolpo
 e condanno di falsi i miei sospetti.
435Ma se mai nel tuo core
 reo tu fossi e se il cielo
 mi svelasse di te l’orrido arcano,
 pietà non isperar, sarò inumano. (Parte)
 DARIO
 Rimproveri noiosi
440di virtude plebea, lungi del seno.
 Segua che può. Si spegna
 nel padre ingelosito il mio periglio;
 giovi, per esser re, non esser figlio.
 
    Desio d’impero
445m’accende il petto,
 geloso affetto
 mi rende audace;
 mi giova e piace
 la crudeltà.
 
450   Doppio pensiero
 d’amor e sdegno,
 di sposa e regno
 m’ingombra il core,
 del genitore
455non ho pietà.
 
 Fine dell’atto primo