Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XIII
 
 ARTASERSE e detti
 
 ARTASERSE
                                              Dario che tenti?
 DARIO
 Lascia, signor, che adempia
 del traditor su la cervice indegna
 un giusto sagrificio.
355Osò costui tentarmi
 di fellonia, sin sovra il sagro stame
 della tua vita ardisce
 stendere i rei disegni.
 Cercò, perché tu cada,
360l’aiuto di mio scettro e di mia spada.
 STATIRA
 Empio impostor! (A parte)
 ARTASERSE
                                    Fellon, tu parricida?
 Empio, questa è la fede
 che tu devi al tuo re? L’atroce mente
 il reo pensier formò?
 ARIARATE
                                         Son innocente.
 STATIRA
365Innocente (Scesa al basso) è Ariarate, o Artaserse;
 è Dario il reo; dell’attentato enorme
 la sorgente è il suo cor; ei trar volea
 il principe fedel nel suo misfatto.
 ARTASERSE
 Che sento!
 DARIO
                       O di nemica
370implacabile donna odio ingegnoso!
 Signor, da questa sfera
 uscì quel foco; Ariarate amante
 a Statira dovea qualche olocausto
 che placasse il suo sdegno.
375Il sedusse costei.
 STATIRA
                                  Ne menti, indegno.
 DARIO
 Già la mia fé...
 STATIRA
                              Che fede! Odi Artaserse,
 son tua nemica, è vero,
 ma i tradimenti aborre,
 benché giusto, il mio sdegno.
 ARTASERSE
                                                       In quali atroci
380pensieri ondeggia un cuor di re, di padre!
 Dario, Ariarate, in qual di voi degg’io
 punire il traditor, stringere il figlio!
 DARIO
 Ah signor, e tu puoi temer ancora
 un tradimento in me? Dell’empia donna
385saran sì fortunati
 gl’insidiosi accenti?
 Stelle! Un reo traditore
 giugneresti a temer di Dario il core?
 ARTASERSE
 Oh, Dario. (Dopo pensato alquanto)
 STATIRA
                        Or via punisci
390in Ariarate il tradimento; pronta
 ho già nel tuo dolor la mia vendetta.
 S’ei more, entro quel sangue
 avrà l’empio tuo cor rimorso eterno.
 S’ei vive, anche una volta
395tel ridico, Artaserse,
 innocente è Ariarate, è Dario il reo.
 Questo dubio tormenti
 sempre l’alma crudel; né il tuo consiglio
 sapia in qual d’essi mai
400o tema il traditore o stringa il figlio.
 
    Mira d’entrambi il ciglio.
 Di’ qual ti sembra ingrato;
 stringiti al seno un figlio
 ma nol soffrir spietato.
405Barbaro, pena e fremi,
 temi d’entrambi il cor.
 
    Godo del tuo tormento,
 perfido mostro e rio;
 e quasi più non sento
410il mio crudel dolor.