Il filosofo di campagna, Londra, 1762, ms.

 SCENA PRIMA
 
 Camera di don Tritemio.
 
 EUGENIA e LESBINA, poi DON TRITEMIO, indi RINALDO
 
 LESBINA
 Venite qui, signora padroncina.
 Tenete questo anello;
 ponetevelo in dito; (Si mette l’anello)
400fate che il genitore ve lo veda;
 lasciate che la sposa egli vi creda.
 TRITEMIO
 Figlia, è vero che avesti
 dallo sposo l’anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 TRITEMIO
 Parlo teco; rispondi.
 EUGENIA
                                        Eccolo qui.
 TRITEMIO
405Capperi! È bello assai!
 LESBINA
 (Vien Rinaldo, padrona. Io vi consiglio
 d’evitar il periglio).
 EUGENIA
                                       (Andiam, Lesbina).
 Con licenza.
 TRITEMIO
                         Va’ pure.
 EUGENIA
                                            (Ahi me meschina!) (Eugenia e Lesbina si ritirano)
 RINALDO
 Compatite, signor.
 TRITEMIO
                                     La riverisco.
 RINALDO
410Compatite se ardisco
 replicarvi l’incommodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
415di me vi mostrerà
 titolo, parentele e facoltà.
 TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
420ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto camino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
425Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
430di compere, di censi, di livelli;
 questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
435quattro valloni.
 Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea
440emit etcaetera.
 
    Case, casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali;
445sic etcaetera
 cum etcaetera.