Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 ARTASERSE ed ORONTE
 
 ARTASERSE
 Chiami le furie stesse
 sin dall’estremo abisso
 col suo furor l’arabo vile in lega,
225tanti saran della vittoria nostra
 lauri novelli al crine.
 Miei fasti accresceran le sue rovine.
 ORONTE
 Oronte non conosci; io so per fama
 il valor del suo braccio; egli è il più forte
230guerrier ch’abbia prodotto
 per sua gloria la Scitia, egli a suo senno
 modera le vittorie; egli...
 ARTASERSE
                                                Cotanto
 esalti in mia presenza un mio nemico?
 ORONTE
 Do lode al merto e men del vero io dico.
 ARTASERSE
235Parti.
 ORONTE
              Ubbidisco. (In traccia
 della donna infedele amor mi guida.
 O mia ritorni o di sua man mi uccida). (Parte)
 ARTASERSE
 Che risolvi mio core? Amar Aspasia,
 poiché vive il suo sposo ora è un delitto.
240Tanto non lice a un re;
 sì, sì; m’ispira il nume
 la salvezza d’Aspasia. A Febo io posso
 sacrar qual più m’aggrada
 feminile beltà; questa si scelga
245sacra ministra alla grand’ara e sia
 così dal ciel difeso
 l’onor d’Aspasia e la speranza mia.
 
    Anche il nocchier difende
 cauto gli acquisti suoi.
250Tra le tempeste poi
 getta i tesori in mar.
 
    Quella che il cor m’accende
 vaga beltà ti ceda,
 quando virtù il richieda,
255quando sia colpa amar.