Il filosofo di campagna, Londra, Woodfall, 1761

 SCENA IV
 
 EUGENIA e LESBINA, indi DON TRITEMIO con un gioiello in mano
 
 EUGENIA
 Prenditi questo anello.
 LESBINA
 Eh no, signora mia.
 EUGENIA
515Prendilo o giuro al ciel lo getto via.
 LESBINA
 Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo, il mio ben, mi crede infida.
 Questo anello omicida
 dinanzi agli occhi miei soffrir non vo’.
 LESBINA
520Se volete così, lo prenderò.
 Eccolo nel mio dito.
 Che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah, tu sei la cagion delle mie pene!
 TRITEMIO
 Oh, genero garbato!
525Alla sposa ha mandato
 questo ricco gioiello.
 Prendilo, Eugenia mia; guarda s’è bello.
 EUGENIA
 Non mi piace; nol voglio; a te lo dono. (Eugenia prende il gioiello e lo dà a Lesbina)
 LESBINA
 Grazie.
 TRITEMIO
                 Rendilo a me.
 LESBINA
                                             Signor padrone,
530sentite una parola.
 (Se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa).
 TRITEMIO
 (Lo crederò?)
 LESBINA
                            Signora,
535non è ver che bramate
 che sposa io sia? Nel darmi queste gioie
 confessatelo pur, vostro pensiero
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 TRITEMIO
 E tu che dici?
 LESBINA
                            Io dico
540che se il destino amico
 seconderà il disegno,
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 TRITEMIO
 Cara Lesbina, è questo il pensier mio;
 e giacché tu lo sai, tel dico anche io. (Parte)
 LESBINA
 
545   Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete,
550voi m’intendete,
 questo mio core
 si scoprirà.
 
    Anche l’agnella,
 la tortorella
555il suo compagno
 cercando va.