Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 ORONTE, poi ASPASIA con DARIO
 
 ORONTE
 Ah qual mi giugne a folgorar sul guardo
 adorabile luce!
140Aspasia io non m’inganno, Aspasia è questa.
 Ma chi è quel che la segue? Inosservato
 osserverò. Guidommi a tempo il fato. (Si ritira in disparte)
 DARIO
 Rigor inopportuno, o bella Aspasia,
 senza lode si ostenta.
145Già disarma Artaserse
 la tua fierezza; e ti trarrà al mio letto,
 quando il mio non ti basti, il suo comando.
 ASPASIA
 La vittoria, che diede ad Artaserse
 ragion sul mio servaggio,
150non porta il mio servaggio insino al core.
 ORONTE
 Ahimè respiro. (A parte)
 DARIO
                                Sai pur che in Artassata
 col padre io regno.
 ORONTE
                                     È Dario questi?
 ASPASIA
                                                                    Sollo;
 ma il poter dello scettro non si estende
 sovra gli affetti altrui.
 ORONTE
155Bella costanza! (A parte)
 DARIO
                               In onta
 a cotesta tua fé fia ch’io ti vegga
 sposa fra le mie braccia, ad umiliarti
 valerà la mia forza. (Vuol prenderla per la mano, in questo vien Artaserse)
 ASPASIA
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