La pupilla, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA III
 
 GIACINTO e detti
 
 Giacinto
125Oh per amor del cielo,
 perdonate l’ardire!
 Rosalba
 Come sarebbe a dire?
 Chi è lei? Cosa commanda in casa mia?
 Giacinto
 Dirò la verità. Io da un balcone
130fui chiamato per nome; e mi fu detto
 ch’entrassi in questa porta.
 Entrai, non vidi alcun, qui m’avanzai
 ove trovar chi mi chiamò pensai.
 (Ecco l’idolo mio).
 Rosalba
                                    (Che bel sembiante!)
 Triticone
135Voi vi siete ingannato e certamente
 qui nessun vi chiamò.
 Giacinto
                                           Dunque ritorno
 e all’innocente error chieggo perdono.
 (Potessi almen dir a colei chi sono).
 Rosalba
 (Più ch’io guardo quel volto, ei più mi piace).
 Triticone
140Signor andate in pace.
 Ma ditemi di grazia,
 che cos’è quell’imbroglio?
 Giacinto
 La canna con cui soglio
 la gente astrologar.
 Triticone
                                     Voi siete astrologo?
 Giacinto
145Sì signor, per servirla.
 Triticone
 Che è lo stesso che dire un vagabondo
 che rubba li denari e gabba il mondo.
 Giacinto
 Se voi mi conosceste,
 non direste così.
 Triticone
                                 Non siete astrologo?
 Giacinto
150Lo son ma non di quelli da dozzina.
 Son uno che indovina
 il presente, il passato ed il futuro.
 Non già con senso oscuro,
 ambiguo, amfibologico, imbrogliato
155ma in un modo assai schietto e non usato.
 Triticone
 Vera o falsa che sia,
 è sempre un’illusion l’astrologia.
 Rosalba
 (Oh che voglia mi sento
 di farmi astrologar!)
 Giacinto
                                        Io mi contento,
160se lasciarvi servir da me degnate,
 che se non dico il ver non mi paghiate.
 E datemi la prova;
 se il passato indovino, io so che allora
 dell’avvenir mi crederete ancora.
 Rosalba
165(Ha proprio un volto amabile,
 è grazioso e gentil; egli è adorabile).
 Triticone
 Orsù voglio provarvi.
 Giacinto
 Tiriamoci in disparte.
 Triticone
 Sì sì, non istà ben che la ragazza
170della mia gioventù senta gl’errori.
 Rosalba, ritiratevi.
 Rosalba
 V’obbedisco, signor, ma ricordatevi
 che doppo voglio anch’io
 farmi certo predire il destin mio. (Si ritira)
 Giacinto
175Mostratemi la mano. Ella è imbrogliata.
 Triticone
 Come sarebbe a dir?
 Giacinto
                                         Tutto vi spiego.
 Triticone
 Ma parlatemi chiaro, io ve ne priego.
 Giacinto
 Comincio dal passato.
 Triticone
                                           Bene, bene;
 dite pur che v’ascolto.
 Giacinto
180(Potessi astrologar quel vago volto!)
 
    Nell’età giovine
 Cupido e Venere
 vi dominò;
 
    ed una femmina
185di spirto nobile
 v’incatenò.
 
 Triticone
 Basta, basta così. (Se più s’avanza
 ei scoprirà di peggio).
 Il passato in narrar siete eccellente.
190Dite pure il presente.
 Giacinto
 
    Ed ora che le ceneri
 sul vostro crin si spargono
 da un vago volto amabile
 siete ferito ancor.
 
 Triticone
195Purtroppo è ver, purtroppo
 grand’astrologo siete in fede mia,
 deh proseguite pur l’astrologia.
 Giacinto
 
    Ma questa femmina
 di cuor volubile
200vi burlerà.
 
    Perch’ella è giovine,
 con queste ceneri
 non si confà.
 
 Triticone
 (Quest’è quel che mi pesa
205ma saprò ben con arti buone e belle
 vincer gl’influssi delle avverse stelle).
 Un gran concetto io formo
 della vostra virtù.
 Rosalba
                                   Che diavol fatte? (Torna)
 Non è finita ancor questa faccenda?
210Avvertite, signor, che voglio anch’io...
 Triticone
 Sì sì, ma ancor per poco
 ritiratevi in grazia.
 Giacinto
 (Oh che volto gentil!)
 Rosalba
                                          (Che bella grazia!) (Si ritira)
 Triticone
 Voi, signor indovino,
215del passato e presente
 m’indovinaste affé tutto a puntino;
 ma perché del futuro
 non vorrei s’avverasse il vostro detto,
 mi ritrovo costretto
220supplicarvi di cosa che alla fine
 non è per voi disonorata e vile
 e a me giovar potria, più se un tesoro
 mi donaste ripien di gemme ed oro.
 Giacinto
 Commandatemi pur, ch’io vi prometto
225obbedienza e fede.
 Triticone
 Ed io prometto a voi buona mercede.
 Quella figlia che meco
 ritrovaste, signore, è mia pupilla;
 io sono il suo tutor ma il suo sembiante
230d’essa mi rese sviscerato amante;
 sempre temei, ed or più che mai temo,
 ch’ella alle nevi mie non si riscaldi.
 Giacinto
 Ma che far vi poss’io?
 Triticone
                                          Molto potete.
 Fingendo astrologarla,
235mostrate di predir che il suo destino
 la vuole per suo ben moglie d’un vecchio,
 che un giovine potrebbe
 esser la sua rovina e cose tali,
 sicché avendo desio di maritarsi,
240la giovine di me possa invogliarsi.
 Giacinto
 Lasciate fare a me, state sicuro,
 persuaderla saprò, io ve lo giuro.
 Triticone
 Caro fratello, intanto
 ch’io vo a prender per voi un regalone,
245fatte, ma come va, l’operazione.
 Rosalba uscite pure, io mi contento
 che quest’uomo dabbene
 vi dica la ventura;
 e state pur sicura
250che tutti i detti suoi son verità,
 badate a lui che non v’ingannerà. (Si ritira)
 Rosalba
 Ecco pronta la mano. (Oh me felice!)
 Giacinto
 Bella, poiché la sorte
 seconda il desir mio,
255permettetemi ormai ch’a voi palese
 faccia il mio nome e il grado mio discopra;
 astrologo non son ma cavaliere,
 io Giacinto m’appello ed in fortune
 e in nobiltade alcun non mi sorpassa;
260v’amo, v’adoro e vi desio per sposa;
 se mi siete pietosa,
 sarete fortunata ed io felice;
 non temete il tutor, fuor d’ogni intrico
 io levarvi saprò; so quel che dico.
 Rosalba
265Signor mi sorprendete.
 Giacinto
 Non v’è tempo da perdere,
 Triticone ritorna,
 dite pur se aggradite l’amor mio.
 Rosalba
 Gradisco l’amor vostro e v’amo anch’io.
270Ma Triticon...
 Giacinto
                            Tacete.
 Leggete questo foglio,
 fate quel ch’ei vi dice e non temete.
 Triticone
 Ebben, Rosalba mia, siete contenta?
 Rosalba
 Sì signor, contentissima.
 Triticone
275Vi ha detto cose buone l’indovino?
 Rosalba
 Non mi potea predir miglior destino.
 Triticone
 (Il negozio va bene,
 l’astrologo eccellente
 certo che all’amor mio la persuase).
280Amico.
 Giacinto
                 Mio signor.
 Triticone
                                        Quest’è una doppia;
 se pagato non siete,
 della mia protezion sempre godrete.
 Giacinto
 Pagato, pagatissimo.
 Servitor mio padron, servo umilissimo.
 a tre
 
285   Che bella scienza
 l’astrologia!
 In essa spero
 la pace mia
 e il mio contento
290tutto trovar.
 
 Triticone
 
    Signor astrologo,
 vi son tenuto.
 
 Rosalba
 
 Che siate pure
 il benvenuto.
 
 Giacinto
 
295   Voi siete, signore,
 signora, voi siete
 padroni di me.
 
 Triticone
 
    Oh che uomo cortese!
 
 Rosalba
 
 Che grazia! Che brio!
 
 Giacinto
 
300Bell’idolo mio,
 languisco per te.
 
 a tre
 
    Oh che contento!
 Che gioia ch’io sento!
 Mi giubila il cor!
 
 Giacinto
 
305   Signor Triticone,
 gli fo riverenza.
 
 Triticone
 
 (Che giovin garbato!)
 
 Rosalba
 
 (Che bella presenza!)
 
 Giacinto
 
 E voi, mia signora,
310serbate in memoria
 che per vostra gloria
 voi scieglier dovete...
 
 Triticone
 
 Un vecchio.
 
 Giacinto
 
                         Sicuro.
 
 Rosalba
 
 (Voi solo, vel giuro).
 
 a tre
 
315Felice già sono,
 più dubbio non v’è.
 
 Fine della prima parte