Il filosofo di campagna, Barcellona, 1761

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA, poi LESBINA
 
 EUGENIA
570(È molto s’io resisto). (Da sé)
 TRITEMIO
 Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 suol esser lieta, al suo gioir condotta,
575e tu stai lì che pari una marmota?
 EUGENIA
 Che volete ch’io dica?
 TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 no me n’importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 LESBINA
 Signor, è un cavaliero
580col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria.
 TRITEMIO
 Vengano. (Col notaro? (Da sé)
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 LESBINA
 (È Rinaldo, padrona. Io vi consiglio
585d’evitar il periglio). (Piano ad Eugenia)
 EUGENIA
                                        (Andiam Lesbina). (A Lesbina)
 Con licenza. (S’inchina a don Tritemio)
 TRITEMIO
                          Va’ pure.
 EUGENIA
                                             (Ahi me meschina!) (Da sé e parte con Lesbina)