Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA II
 
 STATIRA che esce furiosa e detti
 
 STATIRA
 Manca, Artaserse, manca
 al barbaro trionfo
10l’ornamento maggior. Fra tante spoglie
 di Ciro non additi
 la clamide squarciata! In mezzo a questa
 turba servil tu non ostenti il grande
 lacerato cadavere! Quel sangue
15fora pure il più degno
 trofeo del tuo furor! Su via s’esponga
 quell’esanime busto; in esso sazia
 l’odio crudel ma si conceda intanto
 d’una sposa infelice ai baci e al pianto.
 ARTASERSE
20Statira, alla reale
 spoglia di Ciro il nostro amor accese,
 qual doveasi al suo grado, illustre pira.
 Scopo del nostro sdegno
 Ciro non fu; fu il suo delitto; e s’egli,
25per desio di strappar dalle mie tempia
 la paterna corona,
 provocommi al cimento, io non dovea
 con atto di viltà tradir mia gloria.
 Pugnai forzato ed ottenei vittoria.
 STATIRA
30Vendicherà il suo fato
 il mio sdegno, o tiranno. Odami il grande
 genio di Ciro, al sangue d’Artaserse
 che sparse il tuo, mio sposo e re, feroce
 odio immortale io giuro.
35Tutto per vendicarti
 io tenterò quanto può mai l’acceso
 furor di donna offesa,
 quanto alle piaghe del tradito sposo
 deve il dolor d’una reina amante
40nel suo rigor, nell’amor suo costante.
 DARIO
 Delle corone a fronte
 un imbelle dolor freme negletto;
 signor, io reco il ciglio
 a cercar in Aspasia il mio diletto. (Parte)
 ARIARATE
45Gran padre e re, se l’amor tuo divise
 con Dario lo splendor del diadema,
 deh almeno a me concedi
 poter coll’idol mio viver felice!
 I promessi da te regi sponsali
50dell’illustre Statira
 chiede il mio amore ed il mio cor sospira.
 ARTASERSE
 Vanne, Ariarate; ora al suo cor di smalto
 già porta il mio comando il grande assalto.
 ARIARATE
 
    Asciuga su quegl’occhi
55le stille del suo pianto,
 di tua pietà sia vanto
 placar l’irato cor.
 
    Donata a me la vita
 così due volte avrai,
60così m’accerterai
 del tuo paterno amor.