Il filosofo di campagna, Barcellona, 1761

 SCENA VI
 
 LA LENA ed il sudetto
 
 LENA
 Eccolo qui; la vanga
 è tutto il suo diletto.
 Se foste un povereto,
235compatir vi vorrei; ma siete ricco,
 avete dei poderi e dei contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia,
 piuttosto che parlar come una sciocca,
240fareste meglio maneggiar la rocca.
 LENA
 Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi;
 voi dovreste pensar a maritarmi.
 NARDO
 Sì, volentieri. Presto
245comparisca un marito. Eccolo qui. (Accenna un villano)
 Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace? (Alla Lena)
 LENA
                                        Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
250a caso per la strada
 qualche affamato con parucca e spada. (Al villano il quale parte ridendo)
 Vedi? Ride Mingone e ti corbella.
 Povera vanarella,
 tu sposeresti un conte od un marchese,
255perché in meno di un mese,
 strapazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà ti riducesse al nulla.
 LENA
 Io non voglio un signor né un contadino.
 Mi basta un cittadino
260che stia bene...
 NARDO
                              Di che?
 LENA
                                               Ch’abbia un’entrata,
 qual a mediocre stato si conviene,
 che sia discreto e che mi voglia bene.
 NARDO
 Lena, pretendi assai.
 Se lo brami così, nol troverai.
265Per lo più i cittadini
 hanno pochi quatrini e troppe voglie
 e non usano molto amar la moglie.
 Per pratica commune
 nelle cittadi usata,
270è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
 Il signor don Tritemio
 è cittadino, eppure
 così non usa.
 NARDO
                           È vero,
 ma in villa se ne sta,
275perché nella città vede il pericolo
 d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 LENA
 Della figliuola sua
 v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
280perché la dote e il padre suo mi piace,
 con patto che non sia
 gonfia di vento e piena di albagia.
 LENA
 L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta;
285oggi la vederò.
 LENA
                              Dunque chi sa
 s’ella vi piacerà.
 NARDO
                                Basta non abbia
 visibili magagne;
 sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto signor zio
290ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
    Di questa poverella
 abbiate carità.
 Io son un’orfanella
 che madre più non ha.
295Voi siete il babbo mio.
 Vedete caro zio
 ch’io cresco nell’età.
 
    La vostra nipotina
 vorebbe poverina...
300Sapete... M’intendete...
 Movetevi a pietà. (Parte)