Il filosofo di campagna, Venezia, Valvasense, 1761 (La serva astuta o sia Il filosofo in campagna)

 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e detta
 
 DON TRITEMIO
 Che ardir! Che petulanza,
 questo signor Rinaldo è un temerario.
 Gli ho detto civilmente
500ch’Eugenia è data via,
 egli viene a bravarmi in casa mia?
 LESBINA
 Povero innamorato,
 lo compatisco.
 DON TRITEMIO
                             Brava. Lo compatisci.
 LESBINA
 Anch’io provo il desio però modesto
505e se altrui compatisco egl’è per questo.
 DON TRITEMIO
 Ami ancor tu, Lesbina.
 LESBINA
                                            Da quest’occhi
 lo potete arguire.
 DON TRITEMIO
 Ma chi?
 LESBINA
                  Basta.
 DON TRITEMIO
                                Ma chi?
 LESBINA
                                                 Nol posso dire.
 DON TRITEMIO
 Eh t’intendo furbetta,
510basta Lesbina aspetta
 ch’Eugenia se ne vada
 a far i fatti suoi
 ed allor penseremo ancor per noi.
 LESBINA
 Per me come per lei,
515si potrebbe pensar nel tempo istesso.
 DON TRITEMIO
 Via pensiamoci adesso.
 Quando il notaro viene,
 che ho mandato a chiamar per la figliola,
 farem due cose in una volta sola.
 LESBINA
520Ecco il notaro appunto
 e v’è Nardo con lui.
 DON TRITEMIO
                                      Vengono a tempo;
 vado a prender Eugenia e in un momento
 farem due matrimoni e un istromento. (Parte)