Il filosofo di campagna, Venezia, Valvasense, 1761 (La serva astuta o sia Il filosofo in campagna)

 SCENA II
 
 CAPOCCHIA con comparsa da cavaliero e detto
 
 CAPOCCHIA
 Compatite, signor.
 DON TRITEMIO
                                     La riverisco.
 CAPOCCHIA
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo, temendo
360che non siate di me ben persuaso.
 È questi il cavagliere e in sua presenza
 tutto patente e chiaro
 di lui or or vedrà
 titoli, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
365(È ridicolo invero).
 CAPOCCHIA
 E per non più tardar, ecco signore
 l’istromento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
370che per retto cammino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo!
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
375come andiamo del par con il danaro?
 CAPOCCHIA
 Vi mostrerò i poderi,
 vi mostrerò sinceri i fondamenti;
 questi sono istromenti
 e di compre e di censi e di livelli.
380Questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni;
385anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea,
 emit etcaetera.
 
390   Case, casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi, cambiali,
 sic etcaetera,
395cum etcaetera. (Parte col cavagliere)