Il filosofo di campagna, Venezia, Valvasense, 1761 (La serva astuta o sia Il filosofo in campagna)

 SCENA PRIMA
 
 DON TRITEMIO e poi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 Oh genero garbato.
 Alla sposa ha mandato
 questo ricco gioiello. (Viene Lesbina)
315Prendi, Lesbina mia, portalo a Eugenia.
 Quanto averà piacere
 veder il bel regalo
 dello sposuccio suo. Oh questo è scialo.
 LESBINA
 Signor, la padroncina
320accettar non le vuole e a me le dona.
 DON TRITEMIO
 A me dunque le rendi.
 LESBINA
 Signor padron sentite una parola;
 se la vostra figliola
 è meco generosa,
325lo fa perché di voi mi brama sposa.
 DON TRITEMIO
 Il crederò? Tu che ne dici?
 LESBINA
                                                   Io dico
 che se il destino amico
 seconderà il disegno
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 
330   Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete,
335voi m’intendete,
 questo mio cuore
 si scoprirà.
 
    Anche l’agnella,
 la tortorella
340il suo compagno
 cercando va.
 
 DON TRITEMIO
 È picchiato mi par.
 LESBINA
                                      Vedrò chi sia.
 Badate di non far qualche pazzia. (Va e torna)
 DON TRITEMIO
 Chi mai sarà costui?
345Chi viene a disturbarmi?
 LESBINA
 Signor, è un cavagliero
 col notar della villa in compagnia
 che brama di veder vosignoria. (Parte)
 DON TRITEMIO
 Vengono col notaro.
350Qualchedun che bisogno ha di danaro.
 Se danaro vorrà, gliene darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo! È colui
355che mi ha chiesta la figlia. Or che pretende?
 Col cavaglier che vuol? Che far intende?