Il filosofo di campagna, Olmütz, Hirnle, 1761 (Il filosofo in campagna)

 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì che è bella.
800Nardo, a cui l’ho promessa,
 me l’ha fatta involar; per qual ragione?
 Sì sì, l’ha fatta da politicone.
 Eugenia non voleva...
 Rinaldo pretendeva...
805Ei l’ha menata via;
 anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io crepo dalle risa,
 oh che caso ridicolo e giocondo,
 oh che gabia di pazzi è questo mondo.
 DON TRITEMIO
810Ecco qui l’amico.
 NARDO
                                  Ecco il buon padre.
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene, al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bell’insolenza.
 NARDO
815La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 DON TRITEMIO
 E lei, quella sfacciata,
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l’ha nanco in mente.
 DON TRITEMIO
 Basta, chi ha fatto il male
820farà la penitenza.
 Dote non li darò certo, certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo,
 stimo que’ genitori
 che proffitan dei figli anco gli errori.
 DON TRITEMIO
825Dov’è? La vuo’ veder.
 NARDO
                                          Per ora no.
 DON TRITEMIO
 Eh lasciatemi andar.
 NARDO
                                         Ma non si può.
 DON TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì, finché non è sposata.
 DON TRITEMIO
 Quest’è una mal’azion che voi mi fate.
 NARDO
830No caro amico, non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
 Mi riscaldo, perché
 si poteva con me meglio trattare;
 se l’aveva promessa
 lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
835I sposi erano due,
 v’erano dei contrasti, onde per questo
 quel ch’aveva più amor fatt’ha più presto.
 DON TRITEMIO
 Io l’ho promessa a voi.
 NARDO
 Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
840Ma questo...
 NARDO
                          Orsù quel ch’è stato è stato.
 DON TRITEMIO
 Tant’oltragio non vuo’ certo soffrire
 e se ben l’ho trovata a me non basta,
 poiché nel cor mi sento
 ira, sdegno, dolor, rabbia, tormento.
 
845   Ho per lei in mezzo al core
 la fucina di Vulcano,
 stenda pur a me la mano,
 senta, senta che rumore,
 i martelli ben rotati
850sopra i fulmini infocati
 fanno il tip, tup, ta.