Il filosofo di campagna, Olmütz, Hirnle, 1761 (Il filosofo in campagna)

 SCENA VIII
 
 LESBINA e poi NARDO
 
 LESBINA
240Capperi, s’attacava
 prestamente al partito!
 Troppo presto voleva far da marito.
 Ecco il ricco villano,
 ora son nell’impegno;
245tutta l’arte vi vol, tutto l’ingegno.
 NARDO
 Chi è qui?
 LESBINA
                       Non ci vedete?
 Per ora ci son io.
 NARDO
 Bondì a vossignoria.
 LESBINA
                                        Padrone mio.
 NARDO
 Don Tritemio dov’è?
 LESBINA
                                         Verrà fra poco;
250potete in questo loco
 aspettar se vi aggrada.
 NARDO
                                            Aspetterò.
 Voi chi siete signora?
 LESBINA
                                          Io non lo so. (Affetando modestia)
 NARDO
 Sareste per ventura
 la figliola di lui venuta qui?
 LESBINA
255Potria darsi di sì.
 NARDO
 Alla ciera mi par...
 LESBINA
                                     Cossì sarà.
 NARDO
 Mi piacete da ver.
 LESBINA
                                    Vostra bontà.
 NARDO
 Sapete chi son io?
 LESBINA
                                    No mio signore.
 NARDO
 Non ve lo dice il core?
 LESBINA
260Il cor d’una fanciulla,
 se si tratta d’un uom, non sa dir nulla.
 NARDO
 Oh furbetta furbetta, voi mi avete
 conosciuto a dritura;
 delle fanciulle al cor parla natura.
 LESBINA
265Siete forse?...
 NARDO
                            Via; chi?
 LESBINA
                                               Nardino bello.
 NARDO
 Sì carina, son quello,
 quello che vostro sposo è destinato.
 LESBINA
 Con licenza signore, m’hanno chiamato.
 NARDO
 Dove andate?
 LESBINA
                            Nol so.
 NARDO
270Eh restate carina.
 LESBINA
                                   Signor no.
 NARDO
 Vi spiace il volto mio?
 LESBINA
                                           Anzi... mi piace...
 ma...
 NARDO
             Che ma?
 LESBINA
                                Non so dir... che cosa sia...
 Con licenza signor voglio andar via.
 NARDO
 Fermatevi un momento;
275si vede dal rossor ch’è figlia buona. (Da sé)
 LESBINA
 Servo me stessa e servo la padrona. (Da sé)
 
    Compatite signor, se io non so;
 son cossì; non so far l’amor.
 Una cosa mi sento nel cor
280che col labro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua.
 Sapete cos’è?
 Voltatevi in là,
 lontano da me.
 
285   Voglio partire; mi sento languire;
 eh! col tempo spiegarmi saprò. (Parte)