Il filosofo di campagna, Cremona, Ricchini, [1760]

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Se denaro vorrà, ghe ne darò,
 purché sicuro sia con fundamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo? È colui
600che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo. Temendo
605che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
610(È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
615vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
620Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di compere, di censi, di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’istrumenti antichi)
 
625   Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni,
 anno millesimo
630una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea
 emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
635giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
 cum etcaetera. (Parte)