Tigrane, Venezia, Rossetti, 1741

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XIII
 
 MITRIDATE e detti
 
 Mitridate
 Dunque per l’opra tua salvo è Tigrane?
 Cleopatra
 Sì; per me è salvo.
 Mitridate
                                     Ingrata, e quegli affetti
570che negasti ad Oronte,
 in guiderdon di un puro amore antico,
 doni ad un mio nemico?
 Contro il voler di un padre
 osi d’oprar così figlia infedele?
575Così dunque tradisci
 la tua gloria, il tuo sangue e il genitore?
 Guardami pur, se puoi; parla.
 Cleopatra
                                                         Signore,
 non niego d’esser rea,
 se il mio padre, il mio re io mossi a sdegno;
580ma se Tigrane amai
 e se Oronte sprezai,
 o che non è delitto
 o tale è almen che non mi so pentire.
 Nacque a regnar Tigrane,
585Oronte ad ubbidir, non trovo in questo
 pregio verun; volgi la sua fortuna;
 ed in Tigrane il pregio
 che men risplenda è la regal sua cuna.
 Giudica or tu, se nell’amare errai.
 Mitridate
590Giudice tu mi vuoi! Tale mi avrai.
 Oronte
 Signor, deh per pietà, l’ira sospendi.
 Cleopatra
 E chi sei tu che intercessor ti fai?
 Mitridate
 Quel che tu sprezzi; e pur sarà tuo sposo.
 Pensa e risolvi; o alle tue nozze Oronte
595o sotto a fiera scure
 la temeraria fronte.
 
    Ti guardo e con iscorno
 volgo da te le ciglia;
 cieli, che infausto giorno!
600Che altera, indegna figlia!
 Che offeso genitor!
 
    Tu m’oltraggiasti, infida;
 sei di gran colpa rea;
 ragion vuol che t’uccida;
605merti il mio rigor.