Il filosofo di campagna, Barcellona, Campins, [1758]

 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 TRITEMIO
 La reverisco etcaetera.
 Vada signor notaro a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
610a prender altri fogli, altri capitoli,
 per provarvi di me lo stato e i titoli.
 TRITEMIO
 Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
615Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 TRITEMIO
                                      Per verità
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 TRITEMIO
620Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
 D’Eugenia non pavento.
 TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola.
625S’ella non fosse in caso,
 del mio buon cor sarete persuaso.
 RINALDO
 Sì; chiamatela pur, contento io sono;
 se da lei son escluso, io vi perdono.
 TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
630S’ella non puole, amici come prima.
 
    Io son di tutti amico,
 son vostro servitor.
 Un uomo di buon cor
 conoscerete in me.
 
635   La chiamo subito;
 verrà ma dubito,
 sconvolta trovisi
 da un non so che;
 
    farò il possibile
640pel vostro merito.
 Che per i titoli,
 per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è.