Il filosofo di campagna, Barcellona, Campins, [1758]

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA, poi LESBINA
 
 EUGENIA
 (È molto s’io resisto). (Da sé)
 TRITEMIO
 Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
550suol esser lieta, al suo gioir condotta,
 e tu stai lì che pari una marmota?
 EUGENIA
 Che volete ch’io dica?
 TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 no me n’importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 LESBINA
555Signor, è un cavaliero
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria.
 TRITEMIO
 Vengano. (Col notaro? (Da sé)
 Qualchedun che bisogno ha di dinaro).
 LESBINA
560(È Rinaldo, padrona. Io vi consiglio
 d’evitar il periglio). (Piano ad Eugenia)
 EUGENIA
                                        (Andiam Lesbina). (A Lesbina)
 Con licenza. (S’inchina a don Tritemio)
 TRITEMIO
                          Va’ pure.
 EUGENIA
                                             (Ahi me meschina!) (Da sé e parte con Lesbina)