Statira, Venezia, Pitteri, 1756

 SCENA IV
 
 STATIRA, ROSANE, ARTABANO
 
 Statira
540Deh lo segui, Artabano; al cuor del prence
 offra la tua virtù soccorso e guida.
 Artabano
 Obbedita sarai; di me ti fida. (Parte)
 Rosane
 Bella pietosa cura
 di magnanimo cor! (A Statira con ironia)
 Statira
                                       Cessa, Rosane,
545cessa dall’insultar, che può costarti
 troppo caro l’ardir. Giusta mercede
 è al suo valor la mia pietà.
 Rosane
                                                  Si vede.
 Statira
 Perfida, tu persisti
 nel voler che ad amarlo
550forzato sia questo mio cor.
 Rosane
                                                  Non parlo.
 Statira
 Il tuo parlare, il tuo tacer comprendo.
 Sono egualmente audaci
 quando parli i tuoi sensi e quando taci.
 
    Perfida, ti conosco,
555so qual desio t’accende.
 Leggi da te non prende
 d’una regina il core.
 Taci, che il mio furore
 si accrescerà per te.
 
560   Se nel tuo sen la face
 desta superbo orgoglio,
 no tollerar non voglio
 alla virtù d’Arbace
 sì barbara mercé. (Parte col seguito)