Statira, Venezia, Pitteri, 1756

 SCENA X
 
 ARBACE solo
 
 Arbace
 Ma qual legge tiranna
 della natura e di ragion nemica
390fa che del nostro cuore
 altri disponga e non comandi amore?
 Crude belve inumane,
 feroci abitatori
 d’inospite pendici,
395sì, voi siete in amor meno infelici.
 E voi, canori augelli
 che la preziosa libertà godete,
 più di noi nell’amar felici siete.
 
    Se domando all’ussignuolo:
400«Qual è il ben che ti fa lieto»,
 mi risponde: «È libertà».
 Se domandi a me il mio duolo,
 ti dirò che legge ingrata
 infelice ognor mi fa.
 
405   Invidiar costretto sono
 il destin di quelle belve
 che contente infra le selve
 solo amor guidando va.
 
 Fine dell’atto primo