La pupilla, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA PRIMA
 
 ROSALBA sola
 
 Rosalba
 Misera condizion del nostro sesso!
 In ogni stato, in ogni età le donne
 sono sempre soggette e sempre schiave.
 Fin che siamo ragazze
5del padre e della madre
 la catena ci lega e fino quando
 orfanelle restiamo
 col laccio del tutor legate siamo.
 Se passiam a marito,
10ecco un nodo più forte,
 che non si scioglie più sino alla morte,
 ma nodo tal, per quello
 che sento a raccontar da tante e tante,
 d’ogn’altro assai più duro e più pesante.
15Se poi questo si scioglie e vedovella
 resta l’afflitta donna,
 in loco d’acquistar sua libertade,
 in un laccio peggior, misera, cade,
 laccio che dal maligno
20mondo le vien tessuto;
 ognun guarda i suoi passi,
 ognun pesa i suoi detti ed un veniale
 peccato in lei può divenir mortale.
 Lo diceva mia madre
25che, vedova rimasta e giovinetta,
 spesse volte costretta
 di pianger si trovò, benché innocente,
 per satirica lingua e maldicente.
 Ma fra tanti malanni
30credo che sia il peggiore
 quello d’esser soggetta ad un tutore
 indiscreto, noioso,
 cattivo, fastidioso.
 Questo, meschina! è il laccio mio crudele.
35Ma saprò liberarmi
 da tanta soggezion col maritarmi.
 Verrà quel dì ma intanto
 ch’io mi trovo soletta, alle mie noie
 rimedierò col canto.
40Cantar vuo’ quell’arietta:
 «Bella, se ti me lasci...»
 Ma no, ch’è troppo vecchia. È meglio questa:
 «Come sul far del dì...» Questa è vecchissima.
 «Mia cara paroncina...»
45È troppo vile, oibò.
 Affé che l’ho trovata.
 Io questa canterò
 sopra d’un augellin tutto amoroso
 composta in venezian stile curioso.
 
50   Quell’oselin desmestego
 che passarin gh’ha nome,
 oh se vedessi come
 l’ama la passarella,
 sempre el se vede a quella
55d’intorno a svolazzar.
 
    Cussì anca mi desidero
 passera abbandonada
 d’esser accompagnada
 da un passerin che sappia
60cossa vol dir amar.