Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Campagna vasta sparsa di varie colline che vanno a finire in aspri monti, col fiume Istro che scorre al piano, sopra del quale un ponte di pietra che va a terminare al margine del colle, su cui vi è posta la città. Ponte levatore alla porta della medesima.
 
 ORONTE senza manto, senza elmo e senza spada
 
 Oronte
 Ancor vivo, ancor spiro, ancor io posso
 vendicar l’onte mie. Rispettar l’onde
 questa salma temuta
1060fin dagli stessi dei. Me del mio ferro
 il perfido destino
 sempre non priverà. Può darsi ancora
 che all’orgoglio de’ Daci io ponga freno,
 ch’io sveni il loro re. Lo spero almeno. (Si vede calar il ponte della città e fuggire i Sciti)
1065Odo strepito d’armi. Oh vista! Oh sorte!
 Fuggono i miei soldati; e gl’inseguisce
 superbo il vincitor. Dov’è una spada,
 un’asta, un arco! Ah vili, (Alla voce d’Oronte si arrestano)
 ah codardi, fermate. Ah non fia vero
1070che si veggan fuggir l’armi d’Oronte.
 Volgete al vincitor la faccia e il brando.
 Difendetevi, o Sciti, io vel comando. (Al cenno d’Oronte i Sciti voltano la faccia al nemico che si ritira ed alza il ponte. Gli Sciti restano fuori della città)
 Guerrieri, ecco il re vostro,
 non vi avvilite ancor. Scendete al piano,
1075l’ordine riprendete e il fato ancora
 si sperimenti, sì. Datemi un ferro;
 io vi precederò. Venite, amici,
 non sarete con me sempre infelici. (Scendono al piano e si racolgono in ordine militare. Da un soldato vien presentata una spada ad Oronte)
 Ma Tarpace non v’è. Quel traditore
1080mi abbandonò! Sudditi della sorte
 son questi e non del re. Permetta il fato
 che Alcamene sen fidi e lo tradisca,
 ch’egli per man del traditor perisca.