Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA XI
 
 ERMONDO ed ALCASTO, poi ARTALICE
 
 Ermondo
 Come perì? Chi l’assicura? Oh stelle,
425chi noi privò della speranza sola
 che restavaci in lui?
 Alcasto
                                       Sappi... Artalice
 vedi che giugne. Attendi. Odami pure
 questo del regio sangue
 ultimo e degno avanzo.
 Ermondo
                                             Ella non pensa
430che all’amante novello.
 Alcasto
                                            A chi?
 Ermondo
                                                          Ad Oronte.
 Alcasto
 Ama l’empio?
 Ermondo
                             Lo temo.
 Alcasto
                                                Ah no, t’inganni.
 Questo d’amor geloso
 un sospetto sarà. So qual virtude
 anima il di lei cor. Eccola...
 Ermondo
                                                   Oh numi!
435Gelo in vederla. Ah che sarà mai questo
 improviso tremor! Vieni, Artalice,
 morte o vita mi reca.
 Torni mia? Sei d’Oronte? Ah che nel volto
 no del tutto serena io non ti miro.
 Artalice
440Odio Oronte, son tua.
 Ermondo
                                          Cieli, respiro.
 Artalice
 Ermondo, ah non è tempo,
 credimi, di follie. Freme di sdegno
 lo scita più che mai. Tentai placarlo
 col nome degli dei. Propizio il cielo
445me secondò ma il miscredente audace
 volea del sacro nume
 l’immagine atterrar. Trovò nel tempio
 la sacrilega destra
 chi s’oppose all’ardir. Ah segue ancora
450tra i fedeli custodi e i rei soldati
 l’accesa pugna.
 Alcasto
                              Oh dio! Quante sventure,
 Artalice, in un dì.
 Artalice
                                   V’è del destino
 qualche insulto maggior?
 Alcasto
                                                 Sì, principessa;
 preparati ad un colpo
455cui resister potrebbe
 solo la tua virtù.
 Artalice
                                Stelle!
 Alcasto
                                              Alcamene
 infelice perì.
 Artalice
                           Come!
 Ermondo
                                          Deh o cara,
 non lasciar dell’affanno
 tutto il cuor in balia. Ressisti all’onte
460del perfido destin.
 Artalice
                                     Sì, non invano
 m’avranno i dei pietosi
 di costanza munita. Il so, noi siamo
 pellegrini nel mondo. Ad ogni instante
 un periglio s’incontra. In mille guise
465s’offrono ai passi nostri
 e sterpi e sassi e precipizi e mostri.
 Chi di vita il privò?
 Alcasto
                                       D’Oronte un colpo
 non preveduto.
 Artalice
                               E penetrò tant’oltre
 del tiranno il poter?
 Alcasto
                                       Il traditore
470trovò compagni. Fra le guardie stesse
 d’Alcamene più fide
 seminò l’ira sua. Fur gli assassini
 secondati, protetti. Alfin la fuga
 palesò i traditori
475e i complici svelò. Fu sin ad ora,
 per vietar il tumulto,
 ai soldati nascosto il caso atroce,
 noto solo a Nicandro. Un suo fedele
 l’aviso a noi recò. Gli ordini nostri
480impaziente aspetta,
 pronte l’armi tenendo alla vendetta.
 Ermondo
 Qual vendetta? Qual’armi? Abbiamo, Alcasto,
 troppo interno il periglio. Oronte infido
 sinora minacciò. Scaglierà adesso
485fulmini l’ira sua.
 Artalice
                                  Ma il disperarsi
 è il maggior de’ perigli. Amici è tempo
 d’usar fortezza. Armiamoci di ferro
 dove l’uopo il richiede.
 Alcasto
                                            Odi, Artalice,
 odi qual mi deriva
490dalla voce de’ numi alto consiglio.
 Il fato d’Alcamene
 a pochi è noto. È tuttavia Nicandro
 solo forse a saperlo. Ah tu potresti
 della vicina notte
495tra l’ombre uscir. Ti additerò una via
 facile, occulta e non guardata ancora,
 perché ignota al tiranno. Il tuo sembiante,
 simile tanto al tuo germano estinto,
 che a equivocar più volte
500guidò lo stesso genitor, che oggetto
 dell’altrui meraviglia e di natura
 fu prodigio sinor, potria valerti
 Oronte ad ingannar. Vestir potresti
 le medesime spoglie e al nuovo giorno,
505quando gonfio il tiran sarà d’orgoglio,
 venir tu stessa a vendicarti il soglio.
 Ermondo
 Che dici mai?
 Artalice
                             Saggio, fedele Alcasto,
 opportuno è il consiglio. Un sol momento
 non mi vedrai codarda
510esitar d’esequirlo. Andiam...
 Ermondo
                                                      Deh ferma;
 a che t’esponi?
 Artalice
                              A ciò che render puote
 pace a noi, pace al regno.
 Ah vil timore indegno
 non mi faccia pentir d’averti amato.
515Seconda il genio mio.
 Ermondo
                                          Se non ti amassi,
 non temerei di te, qualunque rischio
 per me lieve saria. Ma il tuo periglio,
 cara, mi fa tremar.
 Artalice
                                     Frena un affetto
 che la gloria tradisce. Adempir voglio
520tutt’i doveri miei.
 Proteggeranno il mio coraggio i dei.
 
    Accender mi sento
 d’ardir e di speme;
 ho cuor che cimento
525non fugge, non teme;
 maggior di me stessa
 lo sdegno mi fa.
 
    Un astro risplende
 fra torbide stelle
530che franca mi rende
 nell’atre procelle,
 che fuor di periglio
 guidarmi saprà. (Parte con Alcasto)