Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 EVERGETE creduto Lagide e LAGIDE creduto Aulete e poi NICETA
 
 EVERGETE
 Qual fiera sorte, amico,
 è mai la nostra! Ignoti
 siamo a noi stessi e contendiam fra noi
1080più ch’un regno, una morte.
 LAGIDE
                                                     E l’uno e l’altra,
 se giovano a Lagide, a me son cari;
 Si Evergete, qual credo,
 io son, col regal nome
 vo fastoso a la tomba e del mio regno
1085a te l’illustre eredità consegno;
 e se ad Amasi figlio
 mi palesa Candace, il suo nemico
 vedrà il tiranno in me. Niceta. (Sopraviene Niceta)
 NICETA
                                                          In cui
 veggo il fratello, o dio, veggo l’amante?
 EVERGETE
1090Niceta, ancor è incerta
 la nostra culla; freme
 del gran dubio il tiranno e ci minaccia
 di morte entrambi.
 NICETA
                                      O dio!
 EVERGETE
 Consola il tuo dolor, bella Niceta;
1095viva o muoia Evergete
 il soave tuo amor ecco in Aulete.
 
    Vagheggia in esso
 la chiara face
 del tuo Cupido,
1100la cara spene
 del tuo bel cor.
 
    Ti sia concesso
 goder contento
 l’amato bene;
1105né sia mai spento
 sì dolce amor.