Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA III
 
 CANDACE, EVERGETE creduto Lagide e TILAME che sopragiunge e si ferma in disparte
 
 CANDACE
895Principe ahi troppo incauto
 del mio geloso amor l’arduo consiglio
 pure tradisti.
 EVERGETE
                            Ah madre.
 CANDACE
                                                  (Ah giunger veggo
 Tilame l’infedel, seguiam nostr’arti). (A parte)
 EVERGETE
 Se il doloroso pianto
900d’un figlio, in cui tutto innocenza è il cuore,
 sfortunato non cade
 al materno tuo piè, concedi a queste
 lagrime, ond’io lo spargo,
 il fatal disinganno, Amasi intenda
905qual io mi sia, l’Egitto
 in faccia del tiran vegga Evergete,
 degno d’Aprio e di te.
 TILAME
 (Che mai dirà!)
 CANDACE
                                Dovunque
 volga l’Egitto il ciglio,
910o te riguardi o vegga
 Aulete, in ambo egli ritrova un cuore
 che il regio onor del sangue nostro ostenta;
 basta ad Aprio ed a me ch’Amasi il tema.
 EVERGETE
 Ah no reina, ah madre no, ten priego
915genuflesso al tuo piè, togli Niceta
 al periglio imminente
 d’incestuose nozze;
 togli Aulete dal rischio
 d’una morte crudel; a me concedi
920la gloria di morir con tutto il fasto
 d’una real costanza;
 per questa man ch’io stringo,
 per questo bacio, in cui di tutto il cuore (Le bacia la mano)
 porto l’ardor, ten priego,
925del nome d’Evergete
 la mia virtude e la mia gloria adorna
 e a fronte del tiran madre ritorna.
 CANDACE
 In me la madre cerchi
 il figlio e non Lagide;
930tale te dissi e tale dissi Aulete;
 nell’illustre mia frode
 è d’Evergete la salvezza accolta.
 TILAME
 (Ostinata Candace).
 CANDACE
 (Mi scoppia il cor ma il traditor m’ascolta).
 
935   Ah figlio! Ah mio diletto!
 Vieni ti stringo al petto. (In atto di abbraciarla Evergete, lo rigetta)
 Scostati, il labbro mente,
 mi sente il traditor. (Guardando sott’occhio Tilame)
 
    Ah ch’io resisto appena,
940sento che il duol mi svena,
 è troppo ormai tiranno
 l’affanno del mio cuor.