Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA II
 
 Apertasi la porta della fortezza escono EVERGETE creduto Lagide e LAGIDE creduto Aulete, scortati da guardie, e sudetta
 
 EVERGETE
865Madre e reina, genitrice.
 CANDACE
                                                O dio!
 LAGIDE
 Del tiranno un comando a sé ci appella.
 EVERGETE
 In questo estremo forse
 momento, in cui ti veggo,
 a l’amor tuo sciogli le labbra e lascia
870ch’egli fra noi distingua il vero oggetto
 de le tue tenerezze.
 LAGIDE
 Della nostra virtù sei ben sì certa
 e di nostra amistà che a te non resta
 cosa temer; ci additi il disinganno
875chi sia figlio del re, chi del tiranno.
 CANDACE
 Principi, un gran segreto
 non vuol che un cor; se ad altri si diffonde
 egli abborisce e l’esser suo confonde.
 EVERGETE
 Né i miei prieghi potranno
880trovare in te tutto l’amor di madre?
 CANDACE
 Ei non sarebbe amor, se tu il trovassi.
 LAGIDE
 Né posso coi miei voti
 ottenere da te di figlio il nome?
 CANDACE
 Lagide, Aulete, Amasi l’empio mora
885e del vero Evergete
 il grave arcano io scoprirovvi allora.
 LAGIDE
 
    S’or mi nasconde il vero
 il tuo geloso affetto,
 mi parlerà sincero
890forse il tuo labbro un dì.
 
    Nel rimirarmi esangue
 colle ferite in petto
 in faccia del mio sangue
 non fingerai così.