Le pescatrici, Venezia, Bettinelli, 1752

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 LINDORO con seguito di cavalieri e servi, che portano vari bacili con oro, gioie ed uno stile, e detti
 
 Lindoro
800Amici, in ricompensa
 del generoso ospizio
 e d’amistade in pegno,
 del grato cor voglio offerirvi un segno.
 Ecco di gemme ed oro
805compartito un tesoro,
 un’aurea tazza ed un argenteo vaso,
 un gemmato monile e ricche perle
 e rubini e diamanti
 e non lieve porzion d’aurei contanti.
810Fra queste ricche spoglie,
 ecco il coltel gemmato,
 ancor di sangue asperso,
 con cui dal seno l’ultimo respiro
 Oronte trasse al prence Casimiro.
 Eurilda
815Oimè! Spoglia fatale!
 Ahi qual orror m’assale!
 Lindoro
 (Si turba a una tal vista).
 Lesbina
 Signor, di quella lista
 mi prenderò il gioiello.
 Nerina
820Ed io quel bell’anello.
 Burlotto
                                          Ed io la tazza.
 Frisellino
 Ed io quei vasi rari.
 Mastricco
 Ed io per parte mia prendo i denari.
 Lindoro
 E non v’è alcun che aspiri
 questo ferro a serbar di gemme ornato? (Lo prende in mano)
 Eurilda
825Questo ferro per me fia riserbato. (Glielo prende di mano)
 Non l’oro e non le gemme
 onde ornato lo veggo
 eccittan la mia brama
 ma un’incognita forza a lui mi chiama.
830La vista di tal ferro
 par che a me dia diletto
 ma un doloroso affetto
 svegliar mi sento da quel sangue in seno.
 Ahimè! Chi mi soccorre? Io vengo meno. (Sviene)
 Mastricco
835Eurilda, oh dio! Eurilda. Apri le ciglia.
 Lindoro
 (Ah che costei di Casimiro è figlia.
 Quasi me n’assicura
 questo affetto che in lei desta natura). (Da sé)
 Lesbina
 Guardate; con il ferro
840vuol ostentar bravura
 e poi se la fa sotto di paura.
 Burlotto
 Ecco ch’ella rinviene, a poco a poco.
 Frisellino
 In donna lo svenir sovente è un gioco.
 Eurilda
 Ahi dove sono? Oh cieli!
845Dov’è, dov’è mio padre?
 Mastricco
                                               Eccomi.
 Eurilda
                                                                Oh inganno,
 mi parea che un tiranno
 lo volesse svenar. Ma voi non vidi,
 altr’era il padre mio.
 Dove disparve? Oh dio!
850Che inusitato affetto
 destar mi sento in petto?
 Veglio o ancor dormo? Oimè, sogno o ragiono?
 Dove stetti sinora? Or dove sono?
 
    Quanti diversi affetti
855sentomi nel cuor mio!
 Chi mi soccorre oh dio!
 Chiedo da voi pietà.
 
    Io stessa non intendo
 l’incognito dolore,
860talor mi sembra amore,
 talora crudeltà. (Parte)