Le pescatrici, Venezia, Bettinelli, 1752

Vignetta Frontespizio
 SCENA V
 
 EURILDA con l’amo da pescatrice, poi MASTRICO
 
 Eurilda
 Oh cara libertà quanto sei grata!
160Tenga pur fra catene oppresso il core
 chi è vassallo infelice al dio d’amore.
 Incaute pescatrici,
 sareste pur felici
 sotto di questo ciel placido e ameno,
165se gl’inganni d’amor provaste meno.
 A che cercar dagl’incostanti petti
 di piacer vani oggetti?
 Questo mar, questo lito e il bosco e il prato
 innocente piacer non reca e grato?
170Lungi, lungi dal mio libero cuore
 folle piacer del faretrato Amore.
 Mastricco
 Figlia, possibil fia
 che nemica d’amor sempre ti veda?
 Eurilda
 Padre, io cerco predar, non esser preda.
 Mastricco
175Dolce fia l’esser preda
 del bambinello Amore.
 Eurilda
 Dolce cosa non fia perdere il cuore.
 Mastricco
 Si cambia e non si perde il cuore amante.
 Eurilda
 Può cambiarsi il fedel coll’incostante.
 Mastricco
180Figlia, vecchio son io, vorrei vederti
 prima del morir mio
 unita ad un consorte.
 Eurilda
 Pria di morir, bramate voi mia morte?
 Mastricco
 Bramo di mie cappanne
185e di quanto mi fa lieto e felice
 un erede mirar.
 Eurilda
                                Eh non temete;
 vivete pur giocondo,
 che non mancano mai gl’eredi al mondo.
 Mastricco
 Ma tu sola restare, abbandonata...
 Eurilda
190Megl’è sola che male accompagnata.
 
    Voglio goder contenta
 la pace ed il riposo;
 non vuo’ per dolce sposo
 smarrir la libertà.
 
195   Sarria rischiar il certo
 per un incerto bene;
 e paventar conviene
 d’inganni e infedeltà.