Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 NICETA e LAGIDE creduto Aulete
 
 NICETA
 Non confinò più strettamente mai
 col piacer il dolor che nel cor mio,
 caro Evergete, io trovo
400in te il german che piansi estinto; or quale
 gioia maggior, io perdo
 in te l’amante, o dio, qual maggior pena?
 LAGIDE
 Concedi almeno, o cara,
 che interamente io non ti perda; abbraccia
405una metà di me nel mio Lagide.
 Il rende di te degno
 la sua virtù; più degno
 il renda l’amor mio ch’oggi gli cede
 il dritto sovra i tuoi reali affetti.
 NICETA
410Servasi al primo cenno
 di tua sovranità; sarò, qual vuoi,
 sposa a Lagide allorch’io vegga il trono,
 in te la mano onde a me viene il dono.
 
    Contemplerò se il brami,
415nel volto al mio diletto,
 quel primo dolce affetto
 che mi legava a te.
 
    E gli dirò tremante:
 «Oh quante amare pene
420quest’anima costante
 provò nel cangiar fé».