Il conte Caramella, Venezia, Bettinelli, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 Camera.
 
 GHITTA e CECCO
 
 Ghitta
 Cecco mio vuo’ narrarti una novella.
 Sappi che nella stanza
 in cui poc’anzi ci trovammo uniti,
 con un uomo parlai più di mezz’ora.
 Cecco
755E chi era costui?
 Ghitta
                                 Non lo conosco.
 Cecco
 Eh lo conoscerai.
 Ghitta
                                  No, te lo giuro,
 perché parlato abbiam sempre all’oscuro.
 Cecco
 Come? All’oscuro con un uomo parlare?
 Ghitta
 E ben, che male c’è?
760Non ho al buio parlato anche con te?
 Cecco
 Ma io sono il tuo sposo.
 Ghitta
                                             E non potrebbe
 esserlo anche quell’altro?
 Cecco
                                                O questa è bella!
 Quanti sposi vorresti?
 Ghitta
                                           Che so io.
 Non s’appaga d’un solo il genio mio.
 Cecco
765Ma sai tu che sia sposo?
 Ghitta
                                              Oh che domande!
 Certo lo so. Lo sposo è un giovinetto
 che va per suo diletto
 amoreggiando le fanciulle intorno.
 E se ne può cambiar più d’uno il giorno.
 Cecco
770Eh t’inganni; codesto
 è amante e non è sposo.
 Ghitta
                                              Ma lo sposo
 non deve essere amante?
 Cecco
 Sì, senza dubbio alcuno.
 Ghitta
 Dunque sposo ed amante egl’è tutt’uno.
 Cecco
775Sarà come tu vuoi. Ma dimmi o Ghitta,
 che ti disse quell’uom così all’oscuro?
 Ghitta
 Mi volea tanto bene.
 Cecco
 Tu il lasciasti parlare?
 Ghitta
 Oh io non so la gente disgustare.
 Cecco
780Dunque, se ti venisse
 a pregare qualcun, cuor non avresti
 di dirgli signor no?
 Ghitta
 Oh io la gente disgustar non so.
 Cecco
 Ghitta, quando è così ti do il buongiorno,
785tu non fai più per me.
 Ghitta
                                           Per qual ragione?
 Cecco
 Perché troppo dell’uomo hai compassione.
 Ghitta
 Se crudele mi vuoi, crudel sarò.
 Giuro, non parlerò mai più d’amore;
 ma tu non mi privar del tuo bel core.
 Cecco
790Via, se così farai,
 il mio ben tu sarai. Dammi la mano.
 Ghitta
 Vanne da me lontano.
 Cecco
                                           Mi discacci?
 Quest’è la prova del tuo amor fedele?
 Ghitta
 Per piacerti, son io teco crudele.
 Cecco
795Con gl’altri esser dei cruda
 ma non con me.
 Ghitta
                                Oh questa è bella affé.
 Perché fare dovrei tal differenza?
 Questa, Cecco, sarebbe un’insolenza.
 Cecco
 Ma io sono il tuo sposo.
 Ghitta
                                             E quello ancora
800della notte passata
 credo che su due piè m’abbia sposata.
 Cecco
 Sposata? E cosa ha detto? E come fu?
 Ghitta
 Ha detto anch’egli quel che hai detto tu.
 Cecco
 Ghitta mia ti saluto.
 Ghitta
                                        E dove vai?
 Cecco
805Ti lascio e vado via,
 ch’io non ti voglio amare in compagnia.
 Ghitta
 Ma io, perché ho paura a restar sola,
 voglio più d’un amante.
 Così quando uno parte, l’altro resta;
810e una buona ragion mi sembra questa.
 
    Bella cosa, il provo, il so,
 è l’aver più d’un amante
 che m’aiuti a vendemiar,
 ad arar ed a cantar:
 
815   «Va’ là bizaro, va’ là morello,
 va’ là chiarello, va’ là, viò».
 E poi la festa alla villana,
 far la gagliarda, far la furlana
 con questo e quello, con chi mi vuo’.
 
820   Tocchela, suonela, la chittarina,
 da contadina ballare saprò.