Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 Appartamenti.
 
 CANDACE e TILAME
 
 TILAME
 Donna real.
 CANDACE
                         Tilame,
 noi siam perduti.
 TILAME
                                   E quale
 importuno timor?
 CANDACE
                                    Già d’Evergete
 vivo favella il volgo e già il tiranno...
 TILAME
265E già il tiranno inciampa
 nel laccio ch’io gli tesi; io, donna eccelsa,
 io stesso sparsi il grido
 che viva il prence.
 CANDACE
                                    Come?
 TILAME
                                                    Io stesso a l’empio
 Amasi ne recai
270con simolato zelo
 l’annunzio grave.
 CANDACE
                                  Ah traditor, son questi
 di tua fé gli argomenti?
 TILAME
 Ah sospendi, reina,
 l’ingiusto sdegno e ascolta;
275non doveasi affidar a la malnota
 fede del nostro Marte
 il destin d’Evergete; ad accertarla
 questa fama giovò; dentro ogni core
 s’applaude al vivo prence, il rio tiranno,
280nel fatale sospetto
 posto da me, ricovra
 ne la sola mia fede il suo spavento;
 e ad acchettar de’ popoli il tumulto
 solo idoneo ministro egli mi crede;
285Aulete stesso, in cui
 il mio principe già fido adorai,
 riprese d’Evergete
 i magnanimi sensi,
 corre al suo trono.
 CANDACE
                                    Che? Lo stesso Aulete
290si conosce mio figlio?
 TILAME
                                          Ad esso ancora
 svelai...
 CANDACE
                 Ah disleale
 è questa la tua fede?
 Questi il tuo zelo? Il tuo silenzio io chiesi,
 non l’opra tua, quello tradisti e questa
295giustamente è sospetta.
 TILAME
 Tu condanni, o Candace,
 il più fedel.
 CANDACE
                        Condanno
 un traditor che a l’empio vanto ancora
 di parricida aspira.
 TILAME
300Io?
 CANDACE
          Sì, vanne ed esponi
 l’infelice Evergete
 d’Amasi al rio furor.
 TILAME
                                        Ah mia reina...
 CANDACE
 Vanne fellon, del tradimento enorme,
 che l’alma mia spaventa,
305l’atrocità con quel gran sangue ostenta.
 TILAME
 
    Mira di questo cor
 l’onor, la bella fede,
 con gioia tua maggior,
 allor vedrai quest’alma
310che fida a te vivrà.
 
    A torto mi condanni,
 troppo crudel tu sei
 ma spero un giorno ancora
 noto il candor sarà.