Il conte Caramella, Venezia, Bettinelli, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA IV
 
 DORINA, poi il MARCHESE
 
 Dorina
 Serbar la fede ai morti?
 Oibò non s’usa più. Poche son quelle
 che amino quando è vivo il lor consorte,
 figuratevi poi doppo la morte.
 Marchese
160E ben, cara Dorina
 che novella mi date?
 Dorina
 Signor, non dubitate;
 si va la mia padrona a poco a poco
 disponendo a sentire il vostro foco.
165(Lusingarlo convien).
 Marchese
                                          Oh me felice,
 se ella pure si accende!
 Dorina
                                             È di già accesa
 ma acciò duri la fiamma e non si spegna,
 vi vuol, signor marchese, della legna.
 Marchese
 Tu vedi ch’io non cesso
170coi sguardi e coi sospiri,
 colle dolci parole attento e scaltro
 esca porgere al foco.
 Dorina
                                       Eh vi vuol altro.
 Affé rider mi fate
 voialtri che pensate
175coi pianti, con i vezzi e coi sospiri
 una donna obbligar. Per mantenere
 di femmina nel cor vivi gl’affetti,
 vi voglion padron mio dei regaletti.
 
    Che vi credete, bei parigini,
180far cogl’inchini, col sospirar?
 Se voi ci dite: «Servo obbligato»
 e noi col cuore: «Oh che sguaiato»,
 voi soggiungete: «V’amo, v’adoro,
 bella, mia stella, languisco e moro».
185E noi ridiamo e vi diciamo:
 «Signor arsura per far figura
 altro vi vuole che sospirar». (Parte)