Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IV
 
 NICETA, EVERGETE creduto Lagide e poi LAGIDE creduto Aulete
 
 EVERGETE
180Non nasce, o principessa,
 da un disprezzo orgoglioso il mio rifiuto;
 t’amo Niceta e t’amo
 coi più teneri affetti
 de l’alma mia; ma questo amor ricusa
185fuori del tuo piacere il suo diletto;
 il tuo bel foco è Aulete
 e in reciproca fiamma
 egli per te si strugge
 e l’illustre amistà, che ad esso io devo,
190mi vieta l’aspirar a ciò ch’è suo.
 NICETA
 La tua virtù, Lagide,
 Amasi assolve ed io non veggo in esso
 se guardo il padre tuo tutto il tiranno;
 amabile egualmente
195io trovo Aulete, e se ne miro il volto
 e se il tuo labbro ascolto. (Sopraviene Lagide creduto Aulete)
 LAGIDE
 Qual fausto grido, o principe, qual fama
 adorata Niceta
 empie la corte ed il mio sen di gioia?
200Sovra il trono d’Egitto
 tu ritorni reina e te ne inalza
 Lagide che il mio cor teco divide.
 NICETA
 Amasi, sì il volea;
 ma la virtù del principe mi rende
205la vita ch’io perdea
 lasciando in libertà gli affetti miei
 a te mio ben che il solo re ne sei.
 LAGIDE
 Eh no; non ama Aulete
 bassamente così ch’una corona
210tolga a te l’amor mio, ch’egli contenda
 a l’illustre Lagide
 il tuo cor, la tua destra;
 amicizia mel vieta, amor nol vuole.
 EVERGETE
 La fiamma, amico, onde tu avvampi amante,
215degli occhi di Niceta è un vivo raggio.
 Altri non può contaminarla, senza
 il merito oltraggiar della tua fede.
 LAGIDE
 Ma d’Amasi il comando...
 NICETA
                                                 Egli minaccia
 la morte al mio rifiuto.
 LAGIDE
                                            O dei, che sento!
 EVERGETE
220Contro il furor del padre
 l’amor del figlio è scudo.
 LAGIDE
 Ah s’egli mai...
 EVERGETE
                              Mia cura
 fia placare il suo sdegno; ad esso io vado.
 Userò prieghi ed argomenti e quanto
225sapran dettarmi i sacri
 numi d’amor e d’amicizia; e quando
 svolger mai non potessi il rio consiglio
 né vassallo son più né più son figlio.
 
    Di rose io spargerò
230de’ vostri amori il nido,
 che un cuor del mio più fido
 già mai non palpitò.
 
    Turbarlo mai non può
 né amor né tirannia,
235che il più de l’alma mia
 la fede già occupò.