La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Piazza spaziosa apparata per il corso delle maschere.
 
 In un carro bizzarramente adornato e tirato da cavalli vivi, vengono mascherate LUCREZIA da veneziana, BELTRAME da pescivendolo napolitano, LEANDRO da francese che parla italianato, VITTORIA da fiorentina, MENICHINO da tedesco, SILVIO da Appollo e AURELIA da Dafne, con seguito di altre maschere a piedi che accompagnano il carro. Mentre il carro si avvanza e fa il giro per la scena, le maschere cantano il seguente baccanale
 
 tutti
 
    La stagion del carnovale
 tutto il mondo fa cambiar.
 Chi sta bene e chi sta male
605carneval fa rallegrar.
 
    Chi ha denari se li spende;
 chi non ne ha ne vuol trovar.
 E s’impegna e poi si vende,
 per andarsi a solazzar.
 
610   Qua la moglie e là il marito,
 ognun va dove gli par;
 ognun corre a qualche invito,
 chi a giocare e chi a ballar.
 
    Par che ognun di carnovale
615a suo modo possa far;
 par che ora non sia male
 anche pazzo diventar.
 
    Viva dunque il carnovale
 che diletti ci suol dar.
620Carneval che tanto vale,
 che fa i cuori giubilar. (Fatto il giro e cantato il baccanale, tutti scendono dal carro, il quale si fa tirrar indietro)
 
 Silvio
 Oh Dafne mia vezzosa,
 siete pur graziosa. (Ad Aurelia)
 Aurelia
 Appollo mio diletto
625i raggi vostri m’han scaldato il petto.
 Silvio
 Mi fugirete voi qual dal suo nume
 fugì Dafne ritrosa?
 Aurelia
 Io d’Appollo sarò compagna e sposa.
 Lucrezia
 Via, via, siori novizzi;
630qua d’amor no se parla,
 siora ninfa gentil, caro mio nume
 nualtri no volemo farve lume.
 Leandro
 Mesieur, mesieur, madame
 allon qua nell’albergo,
635dove notre graziose mascherate
 finirà col plaisir joli jornate.
 Vittoria
 Andiamo in questa casa,
 dove vuo’ un pocolino
 ganzare col mi caro Becolino.
 Menichino
640Jo, fol fenir mi pelle florentine.
 State tante carine,
 ie pen parle toscane, non farluche;
 star tatesche ma nain star mamaluche.
 Leandro
 Madam, doné la main. (A Lucrezia)
 Beltrame
                                             Eh bene mio,
645dimme, chi songo io?
 Leandro
                                          Voi siete sposo
 di madame Lucrezie.
 Beltrame
 Da mogliema che buoi?
 Leandro
                                              Je fer pretendo
 monsieur il debito mio.
 Beltrame
 Obregato, monsù, faraggio io.
 Lucrezia
650Olà, cossa diseu? (A Beltrame)
 Seu matto o deventeu?
 No ve arecordé più del nostro patto?
 Via, caveve de qua, sier vechio matto.
 Beltrame
 A me chisso?
 Vittoria
                           Figgiuoli
655non vi state per poco a scorucciare.
 La Crezzina ha due mane,
 può darne, se sa far il su dovere,
 una al marito e l’altra al cavaliere.
 Lucrezia
 Sì ben, la dixe ben. Tolé, mario.
660A vu la dreta, perché sé el mio amor
 (a vu st’altra dalla banda del cuor). (A Leandro)
 Leandro
 
    Je tutte contante
 madame suì.
 
 Lucrezia
 
    Con do che me serve,
665me piase anca mi.
 
 Beltrame
 
    Non saccio che dire,
 faremo accosì.
 
 Lucrezia, Beltrame a due
 
    Andemo
                      sì sì.
    Annamo
 
 Leandro
 
 Allon uì, uì. (Entrano nell’albergo)
 
 Vittoria
670Via sposina mi cara,
 andate con il damo
 un pochino a ruzzare.
 Poi faremo il veglione,
 ballerem la frullana ed il trescone.
 Menichino
675Ie ancor foller pallar
 ma prime da pallar, foller trincar.
 Silvio
 
    Pastorella vaga e bella,
 viemmi, o cara, a consolar.
 
 Aurelia
 
    Caro nume, col tuo lume
680vien quest’alma a serenar.
 
 a due
 
    Dolce affetto che nel petto
 mi fa il core giubilar. (Entrano nell’albergo)
 
 Vittoria
 Beco, badate a mene,
 mi volete voi bene?
 Menichino
                                       Tante, tante,
685foi state pelle Jonfre,
 fostre singolarie foler sposare
 e lustiche foler pallar, cantare.
 a due
 
    E viva li sposi
 e viva l’amor.
 
 Vittoria
 
690   Evviva il bachino
 ch’io sento nel cor.
 
 Menichino
 
    Fisetto mio pello.
 
 Vittoria
 
 Mio caro bacello.
 
 a due
 
 E viva li sposi (Entrano nell’albergo)
695e viva l’amor. (Le maschere che restano cantano anch’esse)
 
    E viva cantiamo
 il bel carneval.
 
    Andiamo, godiamo,
 facciam baccanal. (Tutti entrano nell’albergo)