La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 LEANDRO e detti
 
 Leandro
 Cos’è questo rumor? Deh perdonate,
 s’io questo ardir mi prendo.
 D’entrar ne’ fatti vostri io non pretendo.
 Beltrame
125(Ci mancava costui).
 Lucrezia
                                         Caro Leandro,
 io sono disperata.
 Leandro
                                   Cos’è stato?
 Sapete che per voi son impegnato.
 Beltrame
 Nulla, nulla, signore. (Ehi Lucrezia,
 non mi fate restare svergognato).
 Leandro
130Se posso in qualche cosa,
 commandatemi pure.
 Lucrezia
                                           Vi dirò.
 Il sarto...
 Beltrame
                    (Or glielo dice).
 Lucrezia
 M’ha portato un vestito.
 Stamane mio marito...
 Beltrame
                                            (Ehi). (Fa cenno a Lucrezia che non parli)
 Lucrezia
                                                          Ha pagato
135tutti i suoi operari.
 E per dirla com’è, non ha denari.
 Beltrame
 Sì signore, ho pagato
 questa mane denari in quantità.
 Leandro
 Eh non importa, il sarto aspetterà.
 Lucrezia
140Oh non vuole aspettar.
 Leandro
                                            Quanto ha d’avere?
 Lucrezia
 Eh non è poi gran somma.
 Leandro
 A questa cosa rimediar si puole.
 Lucrezia
 Il conto è lire settecento sole.
 Leandro
 (Ahi che fiera stocata!)
 Lucrezia
145Voi della mascherata
 sapete il grande impegno.
 Il vestito mi piace,
 onde il marito mio può far, può dire,
 ch’io lo voglio, se credo di morire.
 Beltrame
150Questo «voglio», signora, è un poco duro.
 Non si puole cavar sangue da un muro.
 Lucrezia
 Maledetto!
 Beltrame
                       Indiscreta!
 Leandro
                                              State cheti.
 Se mi date licenza,
 io tutto aggiusterò.
 Beltrame
155Eh non importa, no.
 Lucrezia
                                        Caro Leandro,
 se un tal piacer mi fate,
 voi la vita mi date.
 Beltrame
 (Ed io dovrò sofrir...) Eh non signore...
 Non le state a badar.
 Lucrezia
                                        (Olà, tacete,
160se buono voi non siete
 da pagarmi il vestito,
 questa volta non fate da marito).
 Beltrame
 (E s’io non posso farlo,
 c’è bisogno di farsi vergognare
165per andar mascherata?)
 Lucrezia
 (Sì signore, così son avvezzata).
 Beltrame
 (Il rimprovero è mio,
 chi l’ha avvezzata sono stato io).
 Leandro
 (Vederò, se potessi
170aggiustarla con poco). Via, Lugrezia,
 fate venire il sarto.
 Lucrezia
                                     Ehi monsieur,
 venite col vestito. Eccolo qui. (Entra il sarto col vestito)
 Guardate com’è bello;
 mi piace assai, assai,
175un vestito più bel non ebbi mai.
 Leandro
 Monsieur, mi conoscete.
 Dieci doppie tenete
 a conto del vestito di madama.
 Domani io venirò
180e il resto del denar vi porterò. (Il sarto s’inchina; lascia il vestito e parte)
 Lucrezia
 Ora son contentissima.
 Vi sono obbligatissima; e il denaro
 che avete dato per il mio vestito
 vi sarà reso poi da mio marito.
 Beltrame
185(Sì sì, gli sarà reso; aspetti pure).
 Leandro
 A me basta che siate
 persuasa del mio vero rispetto
 e dirò ancor del mio sincero affetto.
 Beltrame
 Affetto?
 Leandro
                  Dir m’intendo
190onestissimamente.
 Beltrame
 Affetto? Voi non siete suo parente.
 Lucrezia
 E per questo? Guardate.
 Non si può voler ben senza malizia?
 Leandro
 Orsù la mascherata
195oggi si deve fare; Aurelia e Silvio,
 Vittoria e Menichino
 ci attendono quest’oggi a casa loro.
 Là tutti ci uniremo,
 indi alla piazza andremo
200e potrò forse, come il mio cor brama,
 con grazia di monsieur servir madama.
 
    Servirvi sol bramo,
 di core vel dico. (A Lucrezia)
 Io son vostro amico
205e sempre il sarò. (A Beltrame)
 
    Se posso, se vaglio,
 di me fate conto,
 sarò sempre pronto
 di notte, di giorno
210e senz’alcun fallo
 e senza intervallo
 servirvi saprò.