Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA VII
 
 CINTIA, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 Ah ch’è un piacer soave
 della donna tener gli uomini sotto.
 Ma ohimè veggo distrutta
 questa nostra grand’opra
1235e gli uomini von star a noi di sopra.
 GIACINTO
 Viva il sesso virile;
 la schiatta femminile
 con tutti i grilli suoi
 finalmente ha da star soggetta a noi.
 CINTIA
1240Giacinto.
 GIACINTO
                    Che bramate?
 CINTIA
 Voglio che voi mi amiate.
 GIACINTO
                                                 Questo «voglio»
 a voi, signora, non sta bene in bocca,
 perché alle donne comandar non tocca.
 CINTIA
 Ma voi siete mio schiavo.
 GIACINTO
                                                 Schiavo io fui,
1245è ver, della bellezza
 ma veggo alfin che la bellezza nostra
 è assai migliore e val più della vostra.
 CINTIA
 Dunque voi mi lasciate?
 GIACINTO
 Se l’amor mio bramate,
1250pregatemi, umiliatevi;
 abbassate l’orgoglio e inginocchiatevi.
 CINTIA
 E così vil sarò?
 GIACINTO
                              Più non sperate
 amor da me né ch’altri amar vi voglia,
 se negate di usar questa ubbidienza.
 CINTIA
1255Farlo mi converrà per non star senza.
 
    Eccomi al vostro piede
 pietade a domandar.
 
 GIACINTO
 
    Impari chi la vede
 le donne ad umiliar.
 
 CINTIA
 
1260   Ma troppo vil son io.
 
 GIACINTO
 
 Se non volete, addio.
 
 CINTIA
 
 Fermate.
 
 GIACINTO
 
                    Voglio andar.
 
 CINTIA
 
    Via, caro Giacintino, (S’inginocchia)
 tornatemi ad amar.
 
 GIACINTO
 
1265   Il sesso femminino
 si venga ad ispecchiar.
 
 CINTIA
 
    Ma questo mai non fia.
 
 GIACINTO
 
 Bondì a vossignoria.
 
 CINTIA
 
 Fermatevi.
 
 GIACINTO
 
                        Pregatemi.
 
 CINTIA
 
1270Ohimè, che crudeltà!
 
 GIACINTO
 
 Rispetto ed umiltà.
 
 CINTIA
 
    Caro il mio bambolo
 per carità.
 
 GIACINTO
 
    Mi sento movere
1275tutto a pietà.
 
 A DUE
 
    Visetto amabile,
 siete adorabile;
 il mio cuor tenero
 vi adorerà.